Ducati: 2013, l'anno della verità

Fuori Rossi e Preziosi dovrà risollevarsi. Ma per un Top Rider dovrà attendere il 2015


Con la presentazione Ducati alle porte - a Madonna di Campiglio, dal 14 al 19 gennaio - la prima domanda che sorge spontanea è: che stagione sarà per la casa di Borgo Panigale? E la risposta è tutt'altro che semplice.

Se infatti la squadra, anzi le squadre, sono fatte con le coppie Andrea Dovizioso-Nicky Hayden per il team interno e Andrea Iannone -Ben Spies per quello esterno, ci sono ancora molti dubbi sull'organigramma e sulla moto che i quattro andranno a provare a Sepang, in Malesia, dal 5 al 7 gennaio.

L'organigramma in realtà è abbastanza definito, con l'arrivo di Bernd Gobmeier e Paolo Ciabatti, il primo come Direttore Generale di Ducati Corse, il secondo come Project leader. In realtà manca ancora il nome di un responsabile tecnico, un ingegnere insomma identificabile con il ruolo che precedentemente aveva Filippo Preziosi, ma non è detto che questo nome venga svelato sulle nevi del trentino. Anzi è più che probabile che sia l'uomo voluto dall'Audi, Gobmeier appunto, a rivestire un duplice ruolo controllando di fatto lo staff tecnico attualmente esistente.

Per quanto riguarda la moto - la GP13 o comunque sarà chiamata la Desmosedici del riscatto - si sa solo che verrà presentata appunto a Madonna e che pochi giorni dopo calcherà la pista di Jerez alla guida del collaudatore Michele Pirro. La scelta di Pirro già di per sé stessa è indicativa: fosse stato scelto Franco Battaini, che sarà comunque probabilmente presente, avrebbe significato una prova non prestazionale. Il compito di Michele, invece, è proprio quello di spingere al limite il mezzo. Già perché l'obiettivo della Ducati è quello di chiudere, per quanto possibile, il gap di un secondo e mezzo che la ha divisa da Honda e Yamaha nel 2012. Cosa che ci riporta alla domanda iniziale:  che stagione sarà questa per la Rossa?

Se volessimo accomunare la Ducati alla Ferrari, visto che questa dividerà le attenzioni della stampa a Campiglio, dovremmo, usando le parole di Luca di Montezemolo, dire che il 2013 sarà l'anno del riscatto, dunque della vittoria. Ma ciò che vale per la Casa di Maranello che nella trascorsa stagione ha lottato per il titolo con Fernando Alonso contro Sebastian Vettel e la Red Bull, fino all'ultima prova, non conta per la Ducati reduce da due stagioni assolutamente di basso profilo assieme a Valentino Rossi.

Ora che le strade fra il più titolato pilota dell'era moderna e quelle della Ducati si sono divise, bisogna aggiungere che l'attesa per i destini dei due ex coniugi sono sostanzialmente diversi: Valentino infatti, tornato alla guida della moto campione del mondo in carica con Jorge Lorenzo, è chiamato a vincere. La GP13, invece, solo ad essere migliore di quanto è stata la trascorsa stagione: qualche podio in più, piazzamenti più costanti, ma probabilmente nessuna vittoria. E dunque?

Questa analisi ci porta ad affermare che il 2013 per la Ducati sarà un anno destinato alla crescita. Quando Bernd Gobmeier è arrivato a Borgo Panigale gli è stato fatto notare una cosa positiva: nonostante due stagioni terribili il gruppo originario, la squadra, era rimasto compatta. Per questo le eventuali responsabilità andavano ricercate altrove. Nel comparto tecnico, appunto, e parzialmente in quello organizzativo. E questo che ha portato all'allontanamento di Filippo Preziosi e, successivamente, di Alessandro Cicognani.

Il compito della Ducati quest'anno ed il prossimo, dunque, sarà solo quello di riavvicinarsi il più possibile ai rivali. Perché anche il prossimo? Fondamentalmente perché a Borgo Panigale pur avendo solo due piloti con un contratto biennale, i due Andrea, Dovizioso e Iannone, hanno poche possibilità di sostituire i due americani con piloti migliori. I "Top Gun" della MotoGP, difatti, sono tutti con contratti a lungo termine. Lorenzo, Pedrosa, Marquez, ma anche il giovane Stefan Bradl, hanno firmato un biennale. E sinceramente al di là di questi nomi non ne vediamo altri capaci di assumere un ruolo di leader all'interno della casa italiana.

La diretta conseguenza di ciò è che la Ducati farà fatica nel 2013 a scrollarsi di dosso la nomea di perdente guadagnata nei due anni di matrimonio con Valentino Rossi. Anche perché nel peggiore dei casi quest'anno il 9 volte iridato andrà costantemente a podio, avvalorando la convinzione  - non del tutto corretta - che la responsabilità di un biennio da dimenticare fosse esclusivamente del mezzo meccanico, piuttosto che di un insieme di fattori concomitanti. Come per esempio la scelta del team di Jeremy Burgess, troppo tradizionalista per una moto, come spesso ha sottolineato Casey Stoner, il cui assetto andava indovinato gara per gara, per risultare competitiva.

A questo punto c'è da domandarsi se in questi ulteriori due anni di passione la Ducati sarà capace di tenersi cuciti addosso non solo i colori del 'Munifico Sponsor' svizzero, ma anche del resto della cordata. Ed è questo, forse, il primo punto interrogativo a cui la casa di Borgo Panigale dovrà rispondere per garantirsi un futuro che non sia la ripetizione del passato. Nero come la carena della GP12 provata da Andrea Dovizioso nei passati test di Valencia.

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