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MotoGP al via: Rossi contro tutti

L'inverno del Dottore e dei suoi avversari, fra misteri e certezze

MotoGP: MotoGP al via: Rossi contro tutti

L’inverno è finito, con buona pace del calendario, con qualche giorno di ritardo. Per la MotoGP la primavera è iniziata lunedì scorso, alle 18 e un minuto, quando la bandiera a scacchi ha smesso di sventolare sulla linea del traguardo di Jerez e i piloti sono entrati uno dopo l’altro ai box. I meccanici hanno incominciato a mettere le moto nelle casse e fra meno di una settimana, in Qatar, inizierà la prima gara. I test pre-stagione hanno riservato conferme e sorprese, ma non sono riusciti ad eleggere un vero “campione di inverno”.

Sono stati quattro gli appuntamenti che hanno visto insieme in pista i piloti della MotoGP e ognuno ha visto un pilota diverso al primo posto finale. Pedrosa ha iniziato nel migliore nei modi con la prima trasferta a Sepang, Lorenzo gli ha risposto nella seconda, Marquez ha dominato in Texas e Crutchlow è stata la sopresa spagnola. Senza dimenticare Rossi che si è inserito costantemente in mezzo a gli avversari. Il Dottore aveva ben chiari i suoi obbiettivi a inizio anno: lottare con Jorge e Dani. Alla lista, strada facendo, ha dovuto aggiungere Marc e anche Cal potrebbe essere una brutta gatta da pelare in più di un’occasione.

Il grafico qui a fianco riassume l’andamento dei quattro test, prendendo in considerazione i soli piloti che li hanno disputati tutti (Bradl a parte). Una rapida occhiata e sembra che Rossi sia il pilota che più è andato in crescendo, Lorenzo il più costante e la coppia Honda quella che invece è scivolata all’ultimo. Le cose non stanno esattamente in questo modo.

Il titolo del tutto platonico di “campione di inverno” dovrebbe andare a Lorenzo. Il campione del mondo è stato un vero e proprio martello. Del tempo sul giro secco gliene è importato il ‘giusto’, perché è sul passo che ha veramente lavorato. Gli avversari lo sanno bene e a più di uno è venuto un brivido sulla schiena ripassando i cronologici del maiorchino a Sepang e Jerez. Per Jorge, l’inverno è stato un lungo test in previsione della prima gara. Ha lavorato con metodo, ignorando quasi il cronometro e pensando solo a se stesso. Quando c’è stato bisogno di fare vedere gli artigli, come ad Austin, non si è tirato indietro, compensando col polso le carenze della M1. Ma si vedrà solo in gara a cosa tutto questo lavoro è servito.

Pedrosa invece è il “solito mistero”. Nessuno capisce bene quando e quanto stia spingendo, neppure i piloti che sono con lui in pista. Le risposte poco più che monosillabiche alle domande non aiutano a dipanare l’enigma, ma la sicurezza che sia maledettamente veloce e che la sua Honda si ancora un (piccolo) passo avanti alla Yamaha non si discute. Il fatto di concludere i test con un giorno di anticipo, non fa cele confermarla. Veloce lo è anche Marquez, e anche molto intelligente. Dopo le prima prestazioni sarebbe stato facile montarsi la testa, ma il campione della Moto2 ha dribblato abilmente ogni sirena. A Jerez è parso in affanno, ma anche con poche ore di asciutto è riuscito a venire fuori dall’impasse e riportarsi a ridosso dei primi. Più che un pilota al debutto, sembra un veterano, sa ascoltare la sua squadra e crescere grazie agli errori. Analizza ogni aspetto e poi fa (quasi) sempre la cosa giusta. Dice che la prima gara in MotoGP gli mette emozione, ma siamo pronti a scommettere che sparirà presto.

Questi sono gli avversari con cui dovrà vedersela Valentino Rossi, senza contare gli outsider come Crutchlow e Bradl. Ma a che punto è il Dottore? Il primo risultato che ha conquistato in inverno è stata la sicurezza. La certezza di essere fra i migliori, molto vicino a loro quando non davanti. Una consapevolezza che vale oro per dimenticare 24 mesi passati a metà (o peggio) classifica. Il pesarese ha iniziato con tranquillità, preparandosi a soffrire e senza mai forzare troppo. Vale, in tutto l’inverno, non è mai caduto, ha cercato di riscoprire la M1 con metodo e senza fretta. Non si è fatto innervosire dalla sfortuna per qualche guasto di troppo, né dalle prestazioni degli avversari.

Poi quando è arrivato il momento, sulla pista amica di Jerez, ha piazzato i primi colpo buoni. Rivederlo davanti a tutti pochi giorni prima dell’inizio del campionato è un’iniezione di fiducia per lui e la squadra. Nei test precedenti non si è nascosto, come ha lui stesso ammesso, ma comunque non ha dato tutto. Come il suo compagno di squadra, ha abbastanza (e più) esperienza per sapere quando e come rischiare. Ha portato avanti il proprio lavoro, che però non è ancora finito. La gara però è palcoscenico che preferisce, quello che gli permette di far valere tutte le sue carte. E per vederle sul tavolo manca ancora poco.

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