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Motociclisti italiani e gli incidenti stradali

Secondo i dati ACI-ISTAT, il 50% non è colpa dei biker!

Moto - News: Motociclisti italiani e gli incidenti stradali

Non più tardi di due settimane fa, abbiamo parlato dei dati pubblicati dalla Fondazione ANIA inerente ai morti su due ruote che mostravano un bilancio pesante di un morto ogni 8 ore su due ruote. Ora interviene Confindustria ANCMA, che ha confrontato i dati rilevati dalla consueta indagine statistica di ACI-ISTAT. L’Italia sì, detiene il primato quanto a numeri di morti sulle strade europee, ma circa il 50% dei casi, quando sono coinvolti i centauri, la responsabilità è di chi guida altri veicoli e delle infrastrutture non adatte.

I DATI

Snoccioliamo i dati. Nel 2011 i veicoli a due ruote coinvolti in incidenti (mortali e non) si fermano a quota 75.193, in linea con i valori dell’anno precedente (+1,1%), mentre le vittime su ciclomotore (165 persone) fanno registrare la contrazione più significativa, calando del 19% rispetto al 2010 (ne sono stati venduti e di conseguenza ne circolano però anche meno... N.d.R.) mentre il numero dei feriti diminuisce del 5,2%. Quanto alle vittime su motocicli e scooter targati, invece, parliamo di 923 unità e fanno segnare una riduzione del 2,1%, mentre aumentano del 4,1% i feriti. In totale si registra dunque una diminuzione del 4,2% delle vittime di incidenti su veicoli a due ruote (ciclomotori e moto) rispetto al 2010. Negli ultimi 5 anni il numero delle vittime è diminuito del 22%, un dato abbastanza incoraggiante, anche se non fa certo gridare al miracolo.

CONFINDUSTRIA ANCMA
Pier Francesco Caliari
, Direttore Generale di Confindustria ANCMA (Associazione nazionale Ciclo Motociclo e Accessori), citando i risultati del MAIDS (Motorcycle Accidents In Depth Study - la più aggiornata ricerca sull’incidentalità delle due ruote a motore condotta dall’ACEM, l’ente che rappresenta l’industria di settore in Europa), così dichiara: "Ci preme sottolineare, innanzitutto, che analizzare numeri e tabelle quando si parla di vite umane non è proprio della nostra filosofia. Preferiamo prendere in esame tutte quelle soluzioni che possono evitare danni e tutelare la popolazione che ha esigenze di mobilità. Il dato apparso in diversi articoli, che enfatizzava come in Italia gli incidenti stradali che coinvolgono i mezzi a due ruote causino un morto ogni 8 ore, è parziale. Tale dichiarazione non tiene conto del fatto che solo nel 38% dei casi l’incidente è imputabile ad un errore umano del motociclista, mentre nel 50% dei casi sono gli altri conducenti a provocarlo".

Il Direttore desidera dunque fare chiarezza e continua: "Va considerato anche che in Italia abbiamo il parco circolante più numeroso rispetto a tutti gli altri Paesi europei, pari a 8.600.000 utenti. Se si confronta la percentuale di vittime ogni 10.000 veicoli la cifra per l’Italia è pari a 1,3 mentre altri Paesi importanti presentano risultati più negativi, ad esempio la Francia arriva a 2,5 e il Regno Unito addirittura al 3,6. Ciò detto, siamo consapevoli che c’è ancora molto lavoro da fare in termini di formazione nei confronti di tutti gli utenti della strada. Come lo scorso anno, Confindustria ANCMA investirà nella campagna di sensibilizzazione "Occhio alla moto", destinata a raggiungere chiunque si muova nel tessuto urbano ed extra urbano. Al mero sensazionalismo, opponiamo la ferma volontà di collaborare al fine di ottenere maggiori investimenti per migliorare le infrastrutture".

COLPA DELLE INFRASTRUTTURE

Così visti i dati sono sì più chiari, ma anche un po’ meno allarmanti, anche se in ogni caso, preoccupano e non poco. Sempre secondo il MAIDS, nel nostro Paese le infrastrutture inadeguate sono concausa di incidenti nel 25% dei casi, circa il doppio rispetto alla media europea. Nel 2011 la presenza di ostacoli accidentali o fissi sulla strada ha provocato la morte di 96 centauri e il ferimento di altri 2.033. Questi numeri vanno a riconfermare la grande importanza che un intervento sulle infrastrutture può avere nella riduzione degli infortuni per i conducenti di motocicli e ciclomotori. Citiamo poi l’articolo di ieri inerente alle buche e alle voragini per la città di Roma e non solo, pensiamo alla segnaletica sbagliata, ai guard-rail, ai cartelloni pubblicitari abusivi... Naturalmente, un superiore impegno in questa direzione degli Enti pubblici comporterebbe anche un deciso contenimento dei costi sociali provocati dagli incidenti stradali. La cifra ammonta, complessivamente, a 30 miliardi di euro.

L’INTERVENTO DELLE CASE
Le Case motociclistiche sul tema della sicurezza fanno quello che possono, grazie ad un impegno costante in termini di ricerca e sviluppo. Pensiamo ai vari controlli elettronici come l’ABS, il controllo di trazione, senza dimenticare che ciclistica e pneumatici sono decisamente più aggiornati di quelli di 10/20 anni fa. Un ruolo fondamentale è poi svolto anche dai produttori di caschi ed abbigliamento tecnico che contribuiscono alla protezione del rider in caso di caduta o contatto con agente esterno. Protezioni sempre più tecnologiche, airbag, tessuti più resistenti alle abrasioni... Insomma, le aziende ci mettono tutta la loro volontà per assicurare maggiore sicurezza e "contenere" i prezzi.

LE NORMATIVE EUROPEE

Chiaramente le leggi fanno quello che possono per carcare di diminuire gli incidenti e le conseguenti perdite di vita. Gli ultimi esempi riguardano la nuova direttiva sulle patenti, inclusa nel Codice della Strada 2013 e l’ABS obbligatorio su tutti i veicoli a partide dal 1° gennaio 2016.

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