Il motomondiale in chiaroscuro

Per Ecclestone il motorismo è spettacolo: vero, ma bisogna saperlo fare


La crisi che ha colpito la società non ha rispettato il motociclismo che negli ultimi due anni ha visto una flessione del mercato a cui è seguita quella degli spettatori. Contrariamente alle impressioni non c'è stato un crollo: in alcuni casi solo una decrescita lenta e costante che ha però colpito 10 GP su 18 (a soffrirne maggiormente Mugello, Motegi, Valencia). In quattro casi il segno è però positivo(c'è anche Phillip Island, ma a causa del ritiro di Stoner), in altrettanti stazionario (Assen negli ultimi 12 anni, ma nel '95 faceva 60.000 spettatori in più).

Ha ragione Bernie Ecclestone: il motorismo è spettacolo, ma deve riuscire a farlo senza trasformarsi in un circo equestre dove tutto sembra vero ed invece è finto.

Il problema è questo: adeguarsi costantemente, evolversi, ma senza stravolgere una formula che negli anni ha dimostrato di essere stabile.

L'evoluzione (o l'involuzione) del numero di spettatori nei circuiti dal 1995Indubbiamente sotto questo punto di vista ci troviamo di fronte ad un periodo di transizione. Dopo la 500, trasformata in MotoGP, con tutti i problemi che ha la nuova formula  che conosciamo, ora sono scomparse anche 250 e 125. L'equilibrio secondo noi non è ancora stato raggiunto: la regola chiave un cilindro, 2 cilindri, quattro cilindri e relativi multipli di cilindrata che ha retto il motomondiale fino a pochi anni fa non esiste più ed i limiti dell'attuale regolamento sono evidenti.

Inoltre negli ultimi anni ci sono state delle contraddizioni: la MotoGP ha epurato i prototipi derivati dalla serie (ricordate il "caso" WCM nel 2004), per reintrodurli ora per non morire. E non c'è dubbio che la fine della guerra fra MotoGP e Superbike sia stata dettata da questo rischio.

La natura normalmente fa sì che sopravviva il più forte. In questo caso però a decidere non è stato il Padreterno ma un fondo chiamato Bridgepoint.

Gli amanti dell'azione solitamente sono restii a farsi affascinare dai numeri, eppure è interessante dar loro un'occhiata. L'immagine dopo è più chiara. Con una piccola, indispensabile, precisazione: sono forniti dall'organizzazione e non da una società terza, quindi vanno presi con beneficio d'inventario. Comunque sia qualcosa dicono, perché se a Valencia siamo partiti da 200.000 spettatori nel 1999 per arrivare oggi a 119.782, in Spagna, quest'anno, con due campioni del mondo su tre spagnoli, ciò significa che non è solo l'assenza di Valentino Rossi dalle posizioni che contano - come a qualcuno piace far credere - a causare il problema.

Detto questo leggete i numeri, e riflettete. Fatevi una vostra opinione da appassionati competenti. C'è bisogno di partecipazione, Dorna, FIM, la Stampa, il pubblico, dovrebbero parlarsi ed ascoltarsi. Quando parla uno solo iniziano i problemi.


Un po' di cifre: 7.309 sono le ore di trasmissione, delle quali 62% (4.514 di diretta, prove e gare). Le nazioni raggiunte sono 207, 280 milioni di case raggiunte via satellite/cavo.

La stampa complessivamente raggiunge  le 9.308 presenze da 55 paesi (una media di 517 a GP). Il totale degli spettatori presenti ai circuiti è di 2,2 milioni, il sito MotoGP.com, invece, ha totalizzato 97 milioni di visite nel 2011 con 29 milioni di visitatori unici e 634 milioni di pagine viste. La pagina fan di facebook ha 3,8 milioni di tifosi, twitter più di 400.000 followers e youtube 120.000 sottoscrittori.


Profilo degli spettatori sui circuiti:


- 66% degli spettatori hanno meno di 35 anni

- 80% uomini, 20% donne

- 83% molto probabilmente ritorneranno

- 71% tende ad scegliere una marca perché associata alla MotoGP

- 60% ha comperato un prodotto perché associato alla MotoGP


Profilo dei telespettatori:


- 70% uomini, 30% donne

- 70% hanno meno di 35 anni

- 14 GP in media guardati durante la stagione

- 13 la media degli anni da cui seguono la MotoGP

- 15% ha iniziato a seguirla da due anni

- 82% guarda la TV assieme ad amici o familiari

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