CEV: la Spagna che l'Italia invidia

Il campionato spagnolo compie 15 anni: il grazie degli ex, da Stoner a Marquez


Nella foto a fianco c’è un intruso e non è solo la sua nazionalità a renderlo diverso dagli altri due campioni del mondo. Sandro Cortese è infatti l’unico dei tre piloti a non avere corso nel CEV, il campionato spagnolo velocità, che ha compiuto 15 anni ed è stato una vera e propria fucina di talenti, non solo spagnoli. Casey Stoner, per fare un nome, è nato agonisticamente lì e l’ha definito “il primo posto in cui cominci a capire com’è fatto il mondo reale”. Il campione di Moto2 dello scorso anno, Stefan Bradl, è stato anche lui un “immigrato” nel paese del sole prima di approdare al Mondiale. Scontato che siano frutto di quel vivaio anche Pedrosa, Lorenzo, Marquez, Barbera e Bautista, per continuare nel lunghissimo elenco.

Quello che è certo è che la formula funziona e bisogna riconoscere al campionato iberico i propri meriti. “Abbiamo preso esempio da quello che era la Formuala 3 per la Formula 1 – spiega Carmelo Ezpeleta, Ceo di Dorna – l’obiettivo era quello di avere un campionato molto simile al mondiale, con circuiti e un’organizzazione di alto livello”. Una scuola, i cui meriti sono riconosciuti dagli stessi protagonisti: “incominci ad abituarti a lavorare con squadre professionali, agli orari, alle conferenze con i giornalisti” spiega Marquez, “è un mondiale in piccolo, con le stesse regole” aggiunge Bautista.

Se i piloti spagnoli riescono a monopolizzare spesso i podi di tutte le categorie un motivo c’è, e sembra chiamarsi CEV. Anche gli italiani negli ultimi anni sono sempre più presenti, all’ultima gara della stagione, disputatasi la scorsa settimana a Valencia, in Moto3 ha fatto da “wild card” anche Niccolò Antonelli (conquistando la pole position) e il fresco campione italiano Kevin Calia è salito sul podio. Il vincitore è stato Brad Binder, un altro pilota che partecipa al mondiale. Tutta la stagione l’hanno invece fatta Francesco Bagnaia, Lorenzo Baldassarri e Andrea Migno. Non è solo questione di esterofilia, correre in Spagna “paga” per fare il grande salto. “E’ più facile trovare una squadra per passare al mondiale” garantisce Stoner.

Con quattro gare all’anno nella penisola iberica, i debuttanti sono poi avvantaggiati una volta arrivati nel Circus potendo già conoscere le piste e molti degli avversari. E l’Italia? Le cose stanno lentamente cambiando, ma per ora è ancora un passo indietro. La Federazione sta lavorando sulle nuove leve, ma per ritornare ai fasti del passato la strada è solo all’inizio. Fenati, Antonelli e Tonucci hanno ben figurato in alcuni gran premi in questa stagione e speriamo loro sia solo l’avanguardia dei nuovi piloti tricolori. Il team Italia ha dimostrato che se si investe i risultati arrivano, ma si pagano ancora i troppi anni in cui si è vissuto di rendita, grazie ai Rossi, Capirossi, Biaggi e Melandri.

Il CEV è un trampolino di lancio per il mondiale” lo definisce Pedrosa, altro illustre ex. Ci piacerebbe lo diventasse anche il CIV. Ispirarsi fuori confine per migliorare non è di certo una colpa. Intanto, se il prossimo anno Baldassarri e Bagnaia dimostreranno di avere il polso giusto dovremo ringraziare anche la Spagna.

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