Monogomma? Nakamoto dice "no"

La proposta arriva da Honda: più gommisti significa avere gare più imprevedibili

Contro il logorio della vita moderna basta sorbirsi un digestivo, per vincere la noia della MotoGP servirà qualcosa di più. La data è fissata: il 2014, anno in cui vedremo la classe regina 2.0 secondo le promesse di Carmelo Ezpeleta. Intanto Case e organizzatore corrono la loro gara fra i tavoli delle trattative, fra centraline uniche, limite di giri e definizione di prototipi. Il campionato però agli spettatori offre poco, indubbio è il livello di moto e piloti ma è lo spettacolo ad essere latente. I costruttori non vorrebbero limiti alla tecnologia da impiegare, la Dorna preferirebbe qualche freno per riportare duelli e imprevedibilità in corsa.

GOMME? TROPPO PERFETTE – Sotto accusa come imputati della noia degli attuali Gran Premi, ci sono elettrica e gomme. A dirlo è un pilota del calibro di Valentino Rossi, che interrogato sull’argomento nelle scorse settimana ha ripetuto: “questi pneumatici sono semplicemente perfetti, ma non vedo come potremmo chiedere a Bridgestone di realizzare coperture peggiori”. Le gomme del costruttore giapponese garantiscono prestazioni e durata, la pietra filosofale di tutti i gommisti, che però ha ricadute negative sullo spettacolo. Non ci sono, in altre parole, cali di aderenza così importanti da fare subentrare la sensibilità del pilota a pneumatici ‘finiti’. Il contrario di quanto fatto da Pirelli in Superbike, con coperture meno rigide e più sensibili all’usura. Non è un caso che tutti i piloti alle prese con le Bridgestone per la prima volta, Rea fra gli ultimi, affermino come forse la cosa più difficile nel guidare una MotoGP sia capire le gomme, il loro limite, che è altissimo, per poi riuscire a sfruttarlo. Anche gli ingegneri confermano la particolarità degli pneumatici giapponesi e Honda ha imparato sulla propria pelle che è la moto a doversi adattare alle sue scarpe e non viceversa.

BASTA MONOGOMMA – Proprio da Tokyo è arrivata nelle ultime settimane la proposta di riaprire la competizione fra i gommisti. Livio Suppo aveva lanciato l’idea in una nostra intervista, per il responsabile marketing e comunicazione dell’HRC sarebbe una soluzione per aumentare la competitività dei team satellite, dando un’arma in più agli outsider. “Potrebbero giocare la carta degli pneumatici diversi – ha detto - Fu ciò che io feci in Ducati nel 2005, vincendo poi con Stoner nel 2007”. Sull’argomento è intervenuto anche Shuei Nakamoto in un’intervista rilasciata al sito Speedtv. “Il livello di grip delle gomme è molto buono, lo dimostra il fatto che Dani e Casey abbiano delle protezioni sui gomiti, perché li strisciamo spesso – le sue parole – Quando c’erano più gommisti, Bridgestone, Dunlop e Michelin c’erano più differenze, ma anche più test. Capisco che ora questi collaudi siano costosi e fatichiamo per trovare il budget sufficiente”.

Il vicepresidente HRC sembra essere sensibile alla riduzione dei costi e vede in un ritorno al ‘plurigomma’ una soluzione più conveniente di quella di riscrivere le regole tecniche che significherebbe riprogettare nuovamente i motori, cosa che richiede ingenti risorse. “Prima di tutto cambierei la regola delle gomme – il pensiero di Nakamoto – Avere un regime di monogomma significa che non succede nulla, mentre se ci fossero più gommisti alcuni sarebbero avvantaggiati su certi circuito, altri su altri. Significa avere evoluzioni, sorprese. Adesso un pilota veloce, una moto veloce, vincono sempre. Prima era diverso, nel 2004 Tamada vinse in Brasile e Giappone su una moto satellite con le Bridgestone mentre gli altri piloti usavano le Michelin”.

I TEMPI DEL CAMBIAMENTO – Sembra il classico uovo di colombo, la minima spesa e il massimo risultato, ma non sarà una rivoluzione possibile per il 2014. Bridgestone è diventata fornitrice unica della MotoGP nel 2009 e lo scorso anno ha rinnovato il proprio contratto proprio fino al 2014. L’unica soluzione sarebbe fare quello che non è mai stato fatto fino a oggi, cioè dare un indirizzo politico alle scelte tecniche. Niente di cui vergognarsi, la Formula 1 insegna e per le quattro ruote Pirelli realizza gomme che soddisfano le esigenze del campionato. Non bisogna avere pneumatici perfetti in assoluto, solo i migliori possibili per i risultati che si vogliono ottenere. Se la priorità non è abbattere costantemente i tempi sul giro, ma quella di avere gare combattute e incerte, le gomme devono soddisfare questi requisiti. Non si tratta di avere coperture meno sicure, ma semplicemente più ‘umane’e imprevedibili. Altro che CRT, centraline uniche o nuove moto, la ciambella questa volta potrebbe riuscire col buco, proprio la stessa forma che ha una gomma.


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