La Ducati e il dubbio Panigale in SBK

Il motore è fragile e costoso e la serie va verso un futuro da stock. Vale la pena investirvi?

E' la storia del giorno il divorzio fra il team Althea e la Ducati e sono state fatte molte supposizioni, in merito. Si è parlato di un accordo non raggiunto, sottintendendo problemi economici. Di un possibile intervento di Tardozzi, e di un probabile ritorno della casa di Borgo Panigale in forma ufficiale nel mondiale Superbike. Solo una ipotesi non è stata fatta ed è l'esatto contrario di quest'ultima: la definitiva uscita dal mondiale delle derivate di serie.

Non ridete, ducatisti: è una ipotesi possibile, anche se non auspicabile. La Ducati non è Golia, è Davide (non Tardozzi), ed ha già abbastanza problemi con la Desmosedici in MotoGP - con o senza Rossi - per impegnarsi anche nell'impresa di rendere competitiva anche una moto che non lo è. Perché la 1199 Panigale è attualmente solo nella prima fase del suo sviluppo ed i recenti test hanno confermato che va più piano della vecchia 1198 con la quale l'anno scorso Carlos Checa ha vinto il mondiale.

Perché vada peggio non è difficile da capire: per rendere competitivo un bicilindrico contro le attuali quattro cilindri, a Bologna hanno scelto l'aumento del regime di rotazione. Sulla carta la Panigale avrebbe finalmente i cavalli giusti per confrontarsi con Aprilia e BMW che girano oltre i 15.000 superando essa stessa i 13.000. Un regime possibile solo grazie al nuovo motore Superquadro che ha un rapporto esasperato tra alesaggio (valore record di 112 mm) e corsa corta (60,8 mm). Il nuovo rapporto alesaggio/corsa da 1.84:1 permette di incrementare i giri mentre la maggior superficie del pistone consente una maggiorazione del diametro delle valvole.

Tutto bello, sulla carta. Oggi infatti la 1199 - nella versione Superbike - non riesce a sfruttare tutto questo potenziale. Per evitare rotture infatti il regime di rotazione viene fermato dal limitatore ben sotto i 13.000, ed il risultato, poiché questo propulsore nasce per 'respirare' agli alti regimi, è un motore scorbutico e vuoto in basso. Praticamente si è persa la migliore caratteristica del bicilindrico senza guadagnare la potenza dei plurifrazionati.

Certo, questa è una situazione momentanea e risolvibile. E' tutta una questione di prove, materiali, alla fine dei giochi: investimenti. Costi. Correre con una 1199 Panigale significherà farlo con motori sofisticati e dal mantenimento onoroso. Ma vale la pena farli, oggi, che la SBK sembra destinata ad un futuro da Stock?

La risposta, probabilmente, è no.

Se a ciò si aggiunge che qualche settimana fa, con il passaggio della Infront nelle mani della Dorna, si è interrotto il cordone ombelicale che legava la Ducati ai fratelli Flammini ed al mondiale delle derivate di serie, il disegno è completo.

E' anche possibile che il diavolo non sia così brutto come ve lo abbiamo dipinto, ma è certo che la Ducati che ha già preso un impegno pesante nel 2013 con la MotoGP, schierando in pratica quattro moto ufficiali, ha già un bel po' da fare anche senza i problemi della Panigale da risolvere.


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