Capirossi ha riportato in pista Uncini!

AUDIO L'ex iridato della 500: "che differenza le moto e i circuiti di oggi"

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La tuta azzurra e il casco riportano indietro agli anni ’80 quando lottava con la sua Suzuki contro Lucchinelli e Kenny Roberts. Anche la silhouette non risente dei pesi degli anni e tanto meno il polso, sempre pesante. Franco Uncini, campione del mondo 500 nel 1982 e attuale responsabile alla sicurezza della MotoGP, si è fatto convincere da Loris Capirossi a risalire in sella. La pista è quella di Sepang e la moto una Ducati Panigale, con lui oltre a Capirex c’è anche Troy Bayliss. A vederli ridere e scherzare insieme sembra di vedere tre bambino intenti a scartare i regali il giorno di Natale. “Erano 27 anni che non guidavo una moto in pista, un’esagerazione – racconta Uncini – Sono rimasto sorpreso, non dico che mi sembrava fosse passato solo un giorno ma neanche così tanto tempo”.

Qual  è stata l’ultima moto che avevi guidato?

La Suzuki 500, una moto completamente diversa da questa, si può dire che in comune abbiano solo il fatto di avere due ruote. La Panigale ha un erogazione dolce, pur essendo molto potente, e ti permette di respirare. La 500 due tempi era come se avesse un turbina, niente sotto e tutto in alto, anche se alla fine i cavalli erano poco più della metà di questa Ducati. Però era leggerissima, solo 115 kg, e quasi inguidabile, non ti permetteva di fare errori”.

A inizio carriera ha guidato anche la Ducati, la 750 SS.

Lo spirito della Panigale è lo stesso, il bicilindrico lo senti. La potenza fra le due non è paragonabile, per non parlare dell’elettronica che c’è adesso, è eccezionale. Il salto generazionale è incredibile”.

Franco UnciniContento di avere accettato l’invito di Capirossi?

Avevo guidato qualche tempo fa una Multistrada per un servizio con il giornalista Emerso Gattafoni, eravamo andati da Montery a Los Angeles. La strada era meravigliosa e la moto mi aveva impressionato e alla fine ero stato contento di essere risalito in moto. Così quando Loris mi ha chiesto di venire volevo scoprire se avrei riprovato le stesse emozioni anche in pista. E così è stato”.

Qual è stata la cosa più facile e quella più difficile?

La più facile rientrare in pista, la più difficile andare forte”.

La giornata ti è servita come “aggiornamento” per il tuo ruolo di responsabile della sicurezza?

Penso che abbiamo fatto un bel lavoro in questi anni, vedevo fuori dalle curve degli ampi spazi di fuga, quando correvo io non c’erano”.

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