Motomondiale in salsa giapponese, nella tana dei colossi Honda e Yamaha. La Moto3 ha avuto il sapore fresco e sbarazzino del sushi, noodles piccanti per la Moto2, mentre la portata principale della MotoGP è sembrata la solita minestra riscaldata. Inutile girarci intorno, ormai si diverte solo più – forse – chi vince, per gli altri un’altra gara con posizioni cristallizzate, come lo zucchero che gli appassionati italiani devono mettere nel caffè per non addormentarsi davanti alla tv, complice anche l’orario mattiniero causa fuso. Forse saranno stati più contenti quelli spagnoli, che almeno hanno avuto da festeggiare due triplette, una in Moto2 e una in MotoGP.
IL BELLO – Il paddock di Motegi è un ecosistema indipendente dove riesci a vedere i personaggi più strani, come se fossero usciti da un manga. Non interessa loro troppo che non ci siano più molti connazionali nel motomondiale, il loro tifo è per tutti. Mini-Rossi, persone mascherate da Lorenzo, improbabili magliette-cupolino, tutto fa colore e festa. Perché alla fine è l’unico GP dove ogni pilota viene fermato per un autografo o una foto, non importa se sia Lorenzo o l’ultimo delle Moto3. Un bell’esempio di passione, da imparare.
IL BRUTTO – Non si sa più come dirlo, anche i diretti protagonisti lo ripetono sfiniti: le gare della MotoGP così non vanno. La perfezione stanca ed è quello che sta succedendo nella classe regina, che sta diventando sempre più simile a un esercizio di stile fine a se stesso. Piace agli ingegneri? Di certo non al pubblico e forse neanche ai piloti. Rendiamo tutto più umano, a volte funziona.
IL CATTIVO – Quello che ha fatto Marc Marquez in gara non si discute, rimanere fermo in partenza e andare a vincere vuol dire distruggere gli avversari, ma non giustifica quello che ha combinato in prova. Buttare giù Kallio durante un turno di libere è un comportamento ingiustificabile, soprattutto se poi il campioncino spagnolo non ha neanche l’accortezza di andare a chiedere scusa. Da una parte la Direzione Gara lo rimprovera poco più che bonariamente per la terza (!) volta nella stagione, dall’altra Marc sembra che si comporti come se fosse sopra tutto e tutti. Un campione si vede anche dalla forza di ammettere gli errori. La pista non è solo di un pilota.
LA DELUSIONE – Povera Italia, una volta capace di fare il bello e il cattivo tempo ed ora costretta a ricordare i fasti del passato. La Moto3 dà soddisfazioni con Tunucci, la Moto2 sprofonda nel buio della notte dove tutte le vacche sono nere (e Corsi è l’unico a punti), mentre nella MotoGP questa volta neanche il Dovi riesce a metterci una pezza. Arriveranno tempi migliori? Siamo degli inguaribili ottimisti.
LA SORPRESA – Bravo Alessandro Tonucci, con gli occhi puntati su Fenati in pochi si erano accorti che il suo compagno di squadra stava migliorando progressivamente. Era la prima volta che Tonu lottava in testa e lo ha fatto in una gara tesa e tutt’altro che facile. Non ha perso la calma, ha evitato di un soffio Cortese in versione kamikaze e si è preso un podio meritatissimo. Continua così.
IL SORPASSO – Meno male che c’è Cal Crutchlow, perché l’inglese un po’ di spettacolo lo regala sempre. Con Dovizioso in difficoltà, questa volta si è sfogato con Bautista e insieme hanno regalato gli unici momenti di bagarre. Peccato che non sapremo mai come sarebbe andata a finire, un serbatoio vuoto ha interrotto la sfida proprio sul più bello.
L’ERRORE – Sembrava una gara a chi non volesse vincere il Mondiale, quella tra Sandro Cortese e Louis Salom. Con il titolo praticamente in pugno, il tedesco è riuscito a fare l’unica cosa che doveva evitare: cadere. Per di più se l’è presa anche con l’incolpevole Kent, reo solo di avere vinto la sua prima gara. Ordini di scuderia quando si ha un vantaggio abissale? Forse è chiedere troppo, Sandro.
CONFERMA – Solo la sorte può metterci lo zampino, perché ormai l’esito del mondiale MotoGP è già scritto. Pedrosa vincitore di tappa e Lorenzo della classifica finale. Dani è in forma smagliante, come non mai, ma Jorge è fin troppo arrendevole. Una mano sul gas e l’altra sulla calcolatrice. I titoli si vincono anche così, ma forse hanno un altro gusto.
LA CURIOSITA’ – I dischi freno incandescenti sono stati il tormentone del week end, ma per fortuna in gara il problema non ha portato a situazioni di pericolo. Volete sapere il record di gradi raggiunto? Eccovi accontentati: Cal Crutchlow nel terzo turno di prove libere con 1.157° rilevati.
IO L’AVEVO DETTO – Pedrosa e Lorenzo all’unisono sabato: “questa non sarà una gara solo fra noi due”. Desideravamo talmente che succedesse, che ci abbiamo anche creduto.