La fine di una stagione è sempre tempo di bilanci, ancor più quando coincide con la fine di un rapporto durato due anni, come quello fra Valentino e la Ducati. I problemi rimangono, ma ormai con la consapevolezza che saranno altri a risolverli. Il 7° posto di Motegi, aiutato da due ritiri, ha dato una certezza: “in questo fine settimana ho dato il massimo, sia in prova che in gara. Abbiamo lavorato bene, trovando un buon assetto – garantisce – Ma non è bastato, gli altri sono più veloci, soprattutto nella prima parte di gara. Con i nuovi telai e forcellone adesso posso tenere un passo costante, ma rimane un mezzo secondo da togliere per lottare per il podio. Tutti i piloti in questo Gran Premio hanno dimostrato il loro potenziale. E questo è il nostro. Il fatto di avere dato tutto non so se sia una buona o una cattiva notizia, finire 7° con dei problemi è una cosa, ma farlo senza è un altro conto”.
Vuol dire che i problemi rimangono, che il passo avanti non è bastato. “C’è ancora tanto lavoro da fare, soprattutto perché Honda e Yamaha adesso sono perfette – spiega il Dottore - Ducati dovrà rimboccarsi le maniche per raggiungerle”. E dovrà farlo senza di lui, “saranno altri ad avere questo compito. Io posso solo concentrarmi per queste gare che rimangono, non voglio mollare. Anche a me non piace ottenere questi risultati, magari le altre piste ci aiuteranno di più o grazie a condizioni particolari riusciremo a fare meglio”. Valentino cerca di vedere i lati positivi, per trovare stimoli. “Sono ancora in lotta per il 5° posto in campionato, anche se so che Bautista e Crutchlow sono più veloci – ammette – Però bisogna avere degli obiettivi, altrimenti passa la voglia e perdere concentrazione su queste moto può essere molto pericoloso”.
Man mano che la fine si avvicina, Valentino sembra essere quasi più legato alla Casa che sta per abbandonare. “Mi sarebbe piaciuto molto vincere con la Ducati, sarebbe stato più bello che tornare in Yamaha e ho sempre dato il massimo – afferma – Io ho sempre dato il massimo, come tutti i ragazzi che lavorano in pista con me. A volte mi sono arrabbiato, più che altro delusione perché quando non siamo riusciti risolvere i problemi è stata la colpa ai piloti e si è pensato a trovare qualcuno in grado di guidare questa moto, quando invece secondo me bisognava concentrarsi solo sui difetti”. Una critica sottile, che però Rossi non vuole portare alle estreme conseguenze, ma che forse accende il rammarico per quello che poteva essere e non è stato.
E si ributta sull’analisi della gara, su quei problemi che rifuggono ogni soluzione. “Ci manca velocità nella prima parte di gara – racconta – quando poi le gomme finiscono miglioro. Ma nei primi giri siamo distanti almeno mezzo secondo dagli altri, e non parlo di Lorenzo o Pedrosa. Basta guardare i tempi: all’ultimo giro ho girato due decimi da quello più veloce”. Poi rimangono i limiti in accelerazione. “l’entrata e la frenata non sono niente di eccezionale, ma andiamo abbastanza bene – continua – Ma all’apertura del gas dai rampini la gomma patina troppo, lasciamo due decimi a curva”. Un problema che almeno in Malesia non dovrebbe avere.
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