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MotoGP: un campionato fuori controllo

Aumentano in GP in calendario e cambia poco. Il nuovo regolamento ancora latitante

MotoGP: MotoGP: un campionato fuori controllo

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Povero motomondiale, trattato come cosa da poco, quasi un fastidio da togliersi al più presto. Così insignificante da non meritarsi neanche una conferenza stampa durante un Gran Premio per presentare il “suo” calendario per il 2013. Poco male, ci ha pensato Loris Capirossi a farlo conoscere a tutti, via Twitter, poi Dorna e FIM lo hanno ufficializzato con un ritardo di una dozzina d’ore con una loro mail senza aggiungere una riga in più. E dire che di cose da spiegare ce ne sarebbero tante e se fosse data la possibilità del confronto qualche domanda sarebbe scontata.

Perché in un periodo di crisi si è deciso di aumentare il numero dei GP? Perché si è tornati indietro sulla decisione di non avere più quattro gare in Spagna? Perché Italia, USA e Spagna occupano da sole la metà del calendario? Che fine ha fatto l’Argentina, adesso relegata dietro alla sigla TBC (to be confirmed)? Di dubbi ne abbiamo tanti e vorremo che Carmelo Ezpeleta ci spiegasse le sue scelte. Ci piacerebbe anche che Vito Ippolito da Presidente della Federazione internazionale ci dicesse il suo parere, o forse i milioni di euro presi da Dorna bastano a disinteressarsi completamente del campionato?

Partiamo dall’inizio, Ezpeleta a inizio anno aveva affermato che 4 GP in Spagna erano troppi, otto mesi dopo invece sono stati tutti riconfermati. Niente cancellazioni o turnover fra i circuiti, rimane – ancora una volta – tutto come prima. Non ci sembra che la penisola iberica porti così tanti sponsor da giustificare la decisione, a parte il colosso Repsol, i marchi spagnoli sono presenti solo nelle classi minori e neanche più in forza come una volta. I piloti iberici certo la fanno da padroni, ma questo non basta a portare soldi per fare crescere il campionato. Poi ci sono gli Stati Uniti, confermate Laguna Seca e Indianapolis, potrebbe arrivare anche il Texas. Non è che gli americani stravedano per la MotoGP, ma gli USA sono un mercato importantissimo per le Case. Quelle stesse che garantiscono appena 12 moto nella classe regina, un po’ più di niente. A fronte quindi di due trasferte molto costose per tutti (tralasciamo quella californiana da cui sono escluse Moto3 e Moto2) non è chiaro per chi siano i vantaggi.

Del resto nel 2013 le gare extraeuropee potrebbero essere ben otto, con la new entry dell’Argentina, una Paese che esce da una crisi importante, non esattamente dall’economia in forte crescita come il vicino Brasile. Confermato anche quello che viene soprannominato nel paddock il “trittico”, Giappone, Malesia e Australia: tre GP uno di fila all’altra, che non lasciano scampo ai piloti in caso di infortunio e che pesano fortemente sui budget delle squadre più piccole. Quei team che contribuiscono allo spettacolo, a riempire le griglie, ma che non hanno quasi visibilità e che, nei casi più professionali, si trovano a fare i salti mortali per fare quadrare i bilanci.

Adesso si è solo a una tappa in meno della Formula 1, campionato con ben altre borse che forse prendere ad esempio è sbagliato. Soprattutto se si copiano solo le cose negative. Per esempio i piloti paganti, che nelle quattro ruote staccano assegni a 6 zeri capaci di tenere in piedi team enormi, mentre nelle due ruote si parla di qualche decina o centinaia di migliaia di euro, che magari non arrivano neanche tutti e ci si ritrova a piedi nel bel mezzo della stagione. Nessuno si interessa troppo di chi porta i soldi, basta averli e chiunque può praticamente conquistarsi i propri 15 minuti di celebrità nel motomondiale. Forse a breve arriverà qualcuno col portafoglio gonfio e nessuna esperienza che si regalerà un weekend particolare, una vacanza in MotoGP. Con tante grazie dallo sport.

Manca un controllo, una regia, che spieghi qual è la direzione che la MotoGP seguirà nel futuro. Per adesso sembra che si viva alla giornata, annunciando rivoluzioni che si spengono prima di iniziare. A fine settembre il calendario del campionato è solo una bozza, mentre dei regolamenti tecnici ci sono solo voci che si rincorrono da mesi. Di nuove Case pronte a rientrare si parla in continuazione, ma poi i nomi sulle carene sono sempre gli stessi. Tre. Difficile dare torto a chi aspetta, senza sicurezza meglio non buttarsi. Cari Ezpeleta e Ippolito, dimostrateci che ci stiamo sbagliando, che non abbiamo capito niente. A noi farebbe piacere, promettiamo.

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