E’ venuto il momento di ammainare la bandiera a stelle e strisce e di ritornare nella vecchia Europa. In pochi rimpiangeranno il cambio, dopo un weekend passato fra pista e ospedali. Dove le auto sfrecciano a quasi 400 km/h, per le moto la vita è difficile. L’asfalto scivola come una saponetta e tra Moto2 e Moto3 il bollettino medico è quello da grande guerra. Spies e Stoner non si arrendono al dolore e incantano, anche se per il texano la bandiera a scacchi è ormai maledetta. Casey invece ci passa sotto, con una caviglia martoriata e un podio a portata di tiro. Italiani? A parte Dovizioso non pervenuti, anche se Fenati era vicino a tenergli compagnia con un podio. E la bandiera spagnola sventola su sei dei 9 gradini totali disponibili.
IL BELLO – Vederlo fare una gara come quella di Indy aumenta solo il dispiacere per sapere di non averlo più in pista dopo Valencia. Arriva alla sua RCV in stampelle e corre come un miracolato una volta afferrato il manubrio fra le mani. Difficile fuggire la retorica quando si parla del Casey Stoner di ieri, un quarto gradino del podio per celebrare la sua impresa sarebbe d’obbligo. Dopo tante critiche un bravo anche a Spies, che vince il gran premio della sfortuna. Dopo il forcellone a Laguna Seca, questa volta è stato il motore a fermarlo. Se qualcuno conosce un esorcista, lo faccia passare dal box numero 11.
IL BRUTTO – La coppia Valentino Rossi e Ducati è ormai allo sbando, 7 gare ancora possono essere tremendamente lunghe e il Dottore è il primo a saperlo. Il minuto scarso da Pedrosa sul traguardo è roba da CRT. Ora bisogna mettere una pietra sopra alla doppia trasferta americana, per non finire sotto a una tombale. Un ultimo sforzo, per lasciarsi almeno con un sorriso.
IL CATTIVO – Sarà anche la capitale della velocità, ma a Indianapolis non c’è una cosa che funziona per la MotoGP. Soccorsi meno che dilettanteschi a Barbera, asfalto buono solo per il dirt track e commissari che non riescono neanche a sventolare le bandiere blu per segnalare il doppiaggio a Rapp. Si correrà qui fino al 2014, si spera non nelle stesse condizioni.
LA DELUSIONE – La prima fila di partenza per Andrea Iannone faceva ben sperare, invece si è risolto tutto con un deludente nono posto per non meglio precisati problemi all’anteriore. Per battere Marquez bisogna fare meglio.
Toni Elias almeno il traguardo questa volta lo ha visto, ma con un misero 11° posto fra il gruppone delle CRT. Se voleva fare rimpiangere Barbera ci è riuscito e l’unica cosa che ha condiviso con Lorenzo, nazionalità a parte, è stata la scelta sbagliata di gomme. A Brno avrà probabilmente un’altra possibilità, sperando che non la sprechi di nuovo.
LA SORPRESA – Fra tutte le CRT le BQR è sempre sembrata la più improvvisata, fino ad oggi. Yonny Herandez l’ha portata al 9° posto, primo degli ultimi e addirittura a un soffio dalla Ducati di Abraham. Tutti famosi per 15 minuti, ma probabilmente il colombiano ne merita qualcuno in più.
IL SORPASSO – Per cercare dei brividi in gara bisogna accendere l’aria condizionata e nessuna delle tre classi si è distinta in modo particolare. Simone Corsi però non si è risparmiato e per passare dalla 21° posizione del primo giro all’8° dell’ultimo i sorpassi non sono mancati. Se solo fosse partito meglio.
L’ERRORE – Si assume tutte le responsabilità dello sbaglio e questo gli fa onore, ma quando si lotta per il mondiale a volte è meglio non rischiare così tanto. Per fortuna, sua, Jorge Lorenzo è in uno stato di grazia talmente splendido che “paga” l’errore appena con un secondo posto. Se questo è il peggio che sa fare…
Buttarsi a terra in vista della bandiera a scacchi e regalare 20 punti a Cortese non è una mossa da applausi. Maverick Vinales non si tira indietro nel corpo a corpo e questo gli fa onore, ma a volte conviene chiudere il gas. Per consigli rivolgersi a Lorenzo.
CONFERMA – Il prossimo anno saranno fianco a fianco, a Indianapolis hanno dominato le rispettive classi. Dani Pedrosa e Marc Marquez, stessi natali e colori sulla carena, hanno ucciso sul nascere le due gare dopo pochi giri. La stessa tattica per lo stesso risultato. Sulle tribune avranno anche sbadigliato, ma loro non si sono annoiati di certo. Separati dalla nascita.
LA CURIOSITA’ – Seconda età alla riscossa. Il sempreverde Steve Rapp ha fatto il suo debutto in un Gran premio iridato a 40 anni suonati e si è preso anche un record: quello del più vecchio pilota americano ad avere corso nella classe regina.
IO L’AVEVO DETTO – Dovizioso aveva avvertito: “non penso che ci sarà scelta per la gomma da usare in gara, dura per tutti”. Lorenzo non deve averlo sentito, o forse non si è fidato.