Il Gran Premio di Indianapolis ha fatto parlare di sé per tanti motivi, non ultimo le condizioni disastrose dell’asfalto che ha contribuito decisamente alle cadute di tanti piloti. Ma è stata anche la gara del trionfo di Pedrosa e dell’impresa di Stoner, più forte del dolore. Per Valentino è stato invece solo un altro fine settimana da cancellare degli 8 che gli mancano a salire sulla Yamaha. Carlo Pernat racconta il weekend statunitense, trovando il filo sottile che lega tra loro risultati tanto diversi.
“Prima parlare della gara vorrei puntare il dito sulla pericolosità di questo circuito – sottolinea il manager - Indianapolis sarà anche la patria del motorismo, però il tracciato è pericolosissimo, con tre tipi di asfalto completamente diversi. A causa sua abbiamo rischiato di vedere una gara senza i migliori piloti. Barbera è stato il primo a cadere per colpa delle condizioni del circuito, poi Hayden che non correrà neanche a Brno, Stoner che non so come abbia fatto a gareggiare e Spies che ha rischiato di brutto. La commissione gara deve intervenire e obbligare alla riasfaltatura dell’intero tracciato”.
“Per quanto riguarda la gara, la chiamerei delle motivazioni. Pedrosa è motivato al massimo perché dopo l’annuncio dell’addio di Stoner Honda l’ha fatto subito rifirmare come numero 1 – continua - Questo psicologicamente gli ha dato una motivazione fortissima e con la regolarità che ha potrebbe anche giocarsi il mondiale. E’ stata la motivazione anche per Stoner a farlo correre, e per non mollare il mondiale ha fatto un gara straordinaria. Per Dovizioso la motivazione è stata quella di andare in Ducati e essere la prima guida. Quella di Lorenzo la conosciamo tutta, lui si è ‘accontentato’ per vincere il titolo, non cade, non rischia troppo e i mondiali si vincono anche con la testa. Tutte queste motivazioni sono tutte positive, ce n'è solo una negativa, quella di Valentino. Ormai la sua non c’è più, la catena è caduta. L’unica motivazione che ha è quella di salire sulla Yamaha, per questo ci sarà una brutta fine di campionato e secondo me non è corretto né da parte sua né da quella della Ducati. Bisogna essere professionisti fino in fondo, è un peccato che finisca una storia in questo modo, però entrambi devono ritrovare la motivazione per fare vedere qualcosa di buono”.
“Alla fine credo che abbiamo visto delle gare abbastanza noiose – conclude - tanto la MotoGP come per la prima volta la Moto2. Non è una cosa positiva, bisogna stare attenti anche per il futuro perché la situazione non è delle migliori”.
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