E’ mancato solo il podio, l’ultima ciliegina sulla torta, di un fine settimana che per Casey Stoner si stava rivelando un incubo ma che invece ha concluso da eroe. L’ennesimo turno di qualifica che sembrava una passerella per la pole position si è trasformato in una discesa all’inferno. Il violento high side, la caviglia dolorante, la corsa al centro medico e gli esami. Varie microfratture a tibia, perone e astragalo, lesioni ai legamenti. La domenica mattina l’australiano è arrivato ai box con le stampelle, lo stivale modificato per riuscire a indossarlo nonostante il gonfiore. Correrà? La risposta positiva poche ore prima della gara.
Tutti si aspettavano che corresse in difesa, pensando solo a perdere il minor numero di punti possibile da Lorenzo e Pedrosa. Invece ha attaccato, recuperato posizioni, non si è tirato indietro di fronte al corpo a corpo con Dovizioso e ha abdicato il podio solo negli ultimi giri. Non ha stappato lo champagne, ma il suo 4° posto vale più di una vittoria, perché conquistato prima contro il dolore, poi contro gli altri piloti. Solo pochi giorni prima Casey aveva ammesso che dopo la decisione del ritiro “non è sempre facile trovare la fame giusta per la vittoria”. Ieri invece l’ha ritrovata, di fronte a un avversario che non voleva fare vincere a tutti i costi.
“Sono certamente deluso da come è andato questo weekend – ha detto dopo avere tagliato il traguardo - Ero partito bene il venerdì mattina, poi avevo avuto qualche problema nel pomeriggio. Eravamo riusciti a risolverli, potevo puntare sia alla pole che alla vittoria, ma sfortunatamente ho avuto quella brutta caduta. Le lesioni che ho riportato nell’incidente hanno reso le cose più difficili. Nel warm up ho pensato solo a trovare una posizione comoda in sella e a cercare fiducia, non ho lavorato molto sull’assetto”.
“La gara è stata difficile, una brutta partenza e ho dovuto spingere per recuperare le posizioni perdute – ha spiegato - Non appena ci sono riuscito, il motore della M1 di Spies si è rotto e mi sono trovato in mezzo a una nuvola di fumo, non vedevo più niente e ho perso di nuovo posizioni. Negli ultimi giri poi mi è stato impossibile mantenere il ritmo, l’effetto degli antidolorifici è incominciato a svanire dopo la prima metà della gara. Ho cercato di forzare guidando con l’altra parte del corpo, ma non avevo più forze. E’ stato frustrante lasciare il podio a Dovizioso, ma ho fatto tutto il possibile. Alla fine sono riuscito comunque a correre e portare a casa punti”.
Importanti, che non lo tolgono ancora dai giochi per il mondiale, anche grazie alla vittoria di Dani Pedrosa, che ha battuto Lorenzo e gli si è avvicinato a 18 punti. “Sono contento di essermi avvicinato a Jorge, ma bisogna rimanere concentrati. Oggi ha avuto problemi eppure è arrivato secondo, è un osso duro” ha sottolineato prudente lo spagnolo. Dani ha fatto la gara che più gli piace, solo al comando, a parte i primi tre giri dietro a Spies. “Non è stato facile passare Ben, frenava forte” ha ammesso, una volta compiuto il sorpasso ha incominciato il suo forcing e la sua cavalcata è stata sporcata solo da una sbavatura. “Alla curva 2 ho fatto un errore – ha raccontato – mi è entrata la folle e quando ho rimesso la marcia la moto mi ha dato una grossa botta. Sono anche finito sull’erba”.
Gli ultimi giri sono stati invece i più facili, “ho ritrovato il mio ritmo e Jorge ha rallentato il suo passo, così il distacco è aumentato” ha confermato. Lorenzo incolpa solo se stesso per la scelta sbagliata del pneumatico posteriore, che ha limitato tutta la seconda parte di gara. “Sapevo che era un rischio – ha affermato – ma credevo mi desse un vantaggio. In prova mi dava più sicurezza nelle pieghe più accentuate. L’errore è stato quello di non fare una simulazione di gara. La dura non si adatta molto al mio stile di guida, speravo andasse meglio. Ma da metà gara in poi ho dovuto rallentare molto”.
A complicargli ancora di più la vita è arrivato Rapp, la wild card al posto di dargli strada per il doppiaggio, l’ha tenuto dietro per molte curve. “Sembrava stesse difendendo la prima posizione – ha commentato Lorenzo con il sorriso – era pericoloso, avevo paura di toccarlo e finire a terra. La colpa è anche dei commissari, non hanno esposto le bandiere blu in tutte le curve”. Un’altra pecca da aggiungere alle tante di Indy, insieme ai soccorsi improvvisati e all’asfalto disastrato. Nulla che però abbia impedito la riconferma del circuito in calendario fino al 2014. “Ci sono delle volte in cui un secondo posto vale più di una vittoria, e questo è una di quelle” ha concluso salomonicamente.
Meglio sicuramente di quanto accaduto a Spies che ormai sembra bersagliato dalla sfortuna. Se a Laguna Seca era stato il forcellone a cedere, ieri è stato il turno del motore. “Dopo la caduta in qualifica avevo pensato solo a riposarmi e i ragazzi della clinica avevano fatto un ottimo lavoro. Sono deluso sia per me che per il team, avrei potuto lottare per la vittoria” le parole sconsolate del texano.