Rossi e Ducati: il computer e la parola

Vale ha suggerito a Preziosi di usare meno i PC. Considerazioni sul linguaggio

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E' stato nel contempo umile e arrogante, Valentino Rossi ad Indy ieri. E' stato umile quando ha detto di considerarsi il numero 2 della Yamaha e di non sapere ancora quanto vale, dopo due anni bui. Il carattere di un campione, che non può sentirsi un brocco solo perché non è riuscito ad andar forte con una moto, è però riemerso quando gli è stato chiesto di dare un consiglio a Dovizioso. Il nove volte iridato, infatti, ha preferito darlo alla Ducati.

Valentino infatti gli ha suggerito di guardare meno ai dati che emergono dalle analisi al computer e più alle impressioni dei piloti.

Non c'è dubbio che giudicando le prestazioni della coppia Rossi-Ducati qualcosa non abbia funzionato. In fondo le persone quando si rapportano sono solo due computer che si scambiano informazioni. Il problema, come sempre, è quello dell'interfaccia. Hai voglia a cercare di far dialogare un nuovissimo computer che può essere collegato ad un altro solo via rete, ad una vecchia macchina che ha solo una porta seriale.

Quale è stato il punto debole, dunque, della coppia? Una differenza hardware oppure due sistemi operativi incapaci di interfacciarsi fra di loro?

Entrambe le risposte potrebbero essere valide. Ma è possibile che in due stagioni nessuno sia riuscito a trovare un canale di comunicazione? Oppure, chi doveva trovarlo - magari la squadra capitanata da Jeremy Burgess - non è stato all'altezza?

Ipotesi, solo ipotesi. Certo, si è cambiato poco. Ma non solo dal punto di vista meccanico, soprattutto da quello umano. Perché quando si vede che, fra due persone o tre il dialogo non porta al risultato, si prova a sostituire uno dei soggetti coinvolti. E poiché il pilota è inalienabile, non rimaneva altro da fare che rivolgersi al progettista od alla squadra. Ma bisognava intervenire rapidamente, ed invece, dopo un anno di fallimento assoluto, il 2011, si è ripartiti con l'identica formazione. Senza la benché minima modifica.

Ora l'uscita di scena di Valentino Rossi modifica lo scenario, se ne partono il pilota e la sua squadra australiana, che forse mai ha legato con i metodi di lavoro della Ducati, ma egualmente bisogna prendere in considerazione il problema "comunicazione". Vanno rivisti questi parametri, perché in fondo Vale ha ragione quando consiglia alla casa di Borgo Panigale di fidarsi meno dei numeri e più delle parole. Dimentica però che le parole consentono il dialogo quando entrambi i partner parlano la stessa lingua.

Ora la palla passa all'Audi, che fortemente avrebbe preferito non rinunciare a Rossi. L'aforisma di Pablo Picasso, che firma una sua pubblicità, è abbastanza chiaro. Computer e parola. Possono convivere.

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