Ducati-Dovi: matrimonio d'interesse

Manca solo la firma per ufficializzare l'accordo biennale, questione di pochi giorni


La firma sul contratto non c’è ancora stata ma è solo questione di giorni, come per l’annuncio ufficiale che probabilmente verrà dato durante il Gran Premio di Indianapolis. Andrea Dovizioso è l’uomo scelto da Ducati per iniziare l’era del dopo-Rossi, un altro italiano da affiancare alla “sicurezza” Hayden. Il forlivese poteva scegliere, rimanere in Tech 3 un altro anno con una Yamaha satellite o imbarcarsi nell’avventura propostagli dalla Casa di Borgo Panigale. Due stagioni di contratto per riuscire dove in tanti – Stoner escluso – hanno fallito. Il Dovi non potrebbe essere più diverso da Casey, tanto per stile di guida che per carattere, alla “pazzia” dell’australiano risponde con pacatezza e lucidità.

Un pilota “sui generis” cresciuto in orbita Honda, dal suo esordio nel motomondiale fino al debutto nella classe regina. Un anno da pilota “privato” nel team JiR Scot nel 2008 e poi il passaggio all’ufficiale Repsol. Un sogno che si avvera, ma che non ha dato i risultati che tutti si attendevano. In quel triennio Andrea ha conquistato 15 podi e una sola vittoria ed è sempre sembrato nei piani della Casa dell’ala dorata il numero 2 prima con Pedrosa e il 3 con l’arrivo di Stoner. Dovizioso si è sempre impegnato e ha contribuito in modo importante allo sviluppo della RCV, una moto che forse non si è mai rivelata completamente adatta al suo stile di guida.

Alla fine del 2011 decide di cambiare tutto, di trasferire armi e bagagli in Yamaha, con una M1 però satellite, nonostante il terzo posto conquistato in quella stagione. La sfida la vince, in 10 gare mette in bacheca 4 podi, unico non ufficiale a riuscire a salirci, ma intanto guarda al team di Lorenzo come destinazione. Rossi si mette di mezzo e gli “soffia” la sella che sembrava ormai sua.

Per puntare in alto c’è bisogno di una moto ufficiale e quello è il mio obbiettivo” ha ripetuto Andrea in questa stagione e ha mantenuto fede alle sue parole, decidendo per la Ducati. Una scelta in un certo senso obbligata, ma che richiede una buona dose di coraggio. Il Dovi ha dimostrato sempre intelligenza e non ha certo sottovalutato il fatto che Melandri, Capirossi e ultimo Valentino sono rimasti “scottati” dalla D16. Hervé Poncharal avrebbe voluto tenerlo ancora una stagione, ritoccando si dice anche l’ingaggio al rialzo, ma il forlivese ha deciso che il momento per il grande passo era giunto.

Questa volta sarà a tutti gli effetti una “prima guida”, alla pari con Nicky, e toccherà a lui, in prima persona, guidare lo sviluppo della rossa MotoGP. Per Ducati si tratta di una scelta di ripiego, dopo la perdita del Dottore, ma non per questo da valutare come sbagliata. Al Dovi non mancano la sensibilità e le doti per riuscire nell’impresa di rendere la Desmosedici una moto più “normale” e competitiva. Ha la lucidità e la pazienza necessarie per non arrendersi o perdere la strada, che sarà comunque in salita. Forse questa sarà l’occasione più importante della sua carriera, quella che aspettava da tempo per dimostrare a tutti qual è il suo vero talento, dopo che per anni dei Magnifici 4 lui è stato sempre il quinto.

Intanto ha vinto anche fuori dalla pista la battaglia con il compagno di squadra Cal Crutchlow, che solo poche settimane fa sembrava essere un pilota Ducati e adesso vede tutte le strade verso Bologna sbarrate. Ducati ha puntato su un pilota atipico, non spettacolare come Stoner, né estroverso come Valentino, senza l’appoggio di grossi sponsor come Pedrosa e neanche guascone come Lorenzo. Un pilota rimasto in ombra per troppo tempo e pronto alle luci della ribalta, personaggio nel suo essere fuori dagli schemi. Un matrimonio di interesse per entrambe le parti, ma a volte l’amore scatta proprio quando nessuno se l’aspetta.

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