Ducati, scegli Redding perché...

Come Stoner, il meno titolato dei canditati potrebbe essere la scommessa vincente

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Rispetto a Dovizioso, Iannone e Crutchlow, Scott Redding appare a rigor di logica il meno quotato dei quattro cavalieri chiamati a risolvere l'Apocalisse Ducati. Ma logica e follia vanno a braccetto nel motomondiale – basti pensare al titolo raccolto a sorpresa da Casey Stoner all'esordio sulla Rossa di Borgo Panigale nel 2007 – ed il 19enne britannico potrebbe rivelarsi la scommessa vincente per il progetto GP12, nato per fare fuoco e fiamme ma attualmente stagnante in un impasse tecnico che pare alleviarsi solo quando rinfrescato dalla pioggia.

Guardando ai risultati, Redding è nettamente il pilota meno titolato tra i candidati a riportare in alto il marchio italiano. Una sola vittoria, peraltro in 125, nel 2008, alla quale vanno aggiunti 5 podi, in cinque anni di militanza nel motomondiale. Che cosa ha dunque stuzzicato la curiosità del team manager Vittoriano Guareschi? Innanzitutto il carattere precoce del giovane di Gloucester, che all'età di 15 anni, 6 mesi e 18 giorni è diventato il più giovane pilota di sempre a vincere un gran premio nel circuito iridato, battendo il record precedentemente stabilito da Marco Melandri.

Il marchio di fabbrica di Redding è però lo stile altamente spettacolare, senza timori reverenziali. In gara lo si vede spesso pendere dalla sella come un arrampicatore libero, spostandosi con violenza nei cambi di direzione e derapando con il posteriore in ingresso di curva come se fosse un pilota di supermotard. Se è vero che l'occhio vuole la sua parte, quello che ha finora eluso il britannico è stata la capacità di tramutare la spettacolarità in costanza di risultati. A questo proposito, la stagione in corso ha segnato un passo avanti in termini di maturità: nessun ritiro, tre podi, ed una sola gara (Estoril) chiusa fuori dalla Top 10 – risultati che al momento lo collocano al quinto posto nel mondiale, dove può ancora lottare per il titolo di vice-campione (33 punti il distacco da Iannone ed Espargaró).

Uno dei problemi spesso citati nelle diatribe sulle difficoltà di Valentino Rossi in Ducati è la lunga permanenza del 'Dottore' in sella a moto giapponesi, dalle caratteristiche diametralmente opposte a quelle della bestia selvaggia di Borgo Panigale. Redding invece porterebbe una ventata di aria fresca nei box, non avendo punti di riferimento in classe regina. In altre parole l'inesperienza e l'assenza di pregiudizi, dopo un normale periodo di apprendistato, potrebbero tramutarsi nell'arma vincente per comprendere il carattere apparentemente complicato della GP12.

Non bisogna nemmeno sottovalutare la stazza del pilota – 184 cm di altezza per 74 chilogrammi di peso – che lo ha finora penalizzato nelle cilindrate minori ma potrebbe rivelarsi un valore aggiunto nel domare il cavallo di razza emiliano.

Alla prima uscita al Mugello, Redding non ha certo trottato. Si parla di tempi circa 1.5/2'' superiori a quelli fatti registrare da Rossi in gara. A detta dello stesso britannico, l'intero distacco era confinato alla seconda metà del giro, dall'Arrabbiata in poi. Un esordio certamente interessante per un cadetto che, una volta presa la giusta confidenza con le armi ed i campi di battaglia, potrebbe tramutarsi in generale. La controffensiva di Borgo Panigale è già partita, resta solo da definire il gruppo di soldati scelti per portarla a termine.

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