Pistorius: ammiro Rossi per il sorriso

"Quando sarò padre vorrei che mio figlio ammirasse il Valentino che sorride"


Ci sono atleti che sono un esempio per tutti i loro avversari. E non solo. Oscar Pistorius è uno di questi, perché è sempre positivo.

"Me lo diceva mia madre, da piccolo: Bravo Oscar, hai le protesi, e allora? Tuo fratello si mette le scarpe per uscire, tu ti metti le gambe”. Me lo diceva per insegnarmi che non ero avvantaggiato o svantaggiato, che potevo arrampicarmi sugli alberi, cadere, farmi male, romperle, doverne montare altre, senza il diritto di frignare più degli altri".

Oscar Pistorius, il primo atleta a gareggiare alle Olimpiadi con delle protesi al posto delle gambe ( il 4 agosto corre i 400 metri piani  e il 9 fa il bis con la staffetta sudafricana 4x400 metri), si racconta a Vanity Fair in edicola da mercoledì 1° agosto. E il suo primo pensiero è per la madre. "Peccato che a Londra non ci sarà - continua Pistorius - Avrò mio fratello, mia sorella, ma non lei (sua madre è morta per allergia a un farmaco quando Oscar aveva 15 anni, ndr). Sarebbe stata felicissima: sono arrivato a Londra seguendo proprio quello che mi diceva da bambino. Ma poi mi avrebbe rimproverato per l’ennesima volta perché non mi sono laureato. Era una cosa che desiderava tanto. Per questo, appena smetto di correre, mi iscrivo all’università".

Anche rispetto ai suoi miti sportivi, Pistorius riesce a essere spiazzante: "Ammiro quelli come Valentino Rossi - racconta a Vanity Fair - quelli che, quando sarò padre, vorrei mio figlio ammirasse. Quelli che fanno la storia ma, come Rossi, non negano mai un sorriso: sta lì la loro grandezza. Ho conosciuto atleti arroganti, li ho visti cancellare in un istante tutto quello che avevano vinto. Se non sai sorridere a uno sconosciuto, anche se hai vinto tutto, per me non vali niente".

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