Pirro: la CRT? Una delusione

"Difficile mettersi in luce con queste moto, troppo il gap dalle MotoGP"

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La tappa del Mugello segna la fine della prima metà del campionato, tempo di bilanci. Per tutti, anche per le CRT. La nuova formula ha debuttato in aprile in Qatar fra le critiche e dopo le prime otto gare non ha del tutto convinto. Michele Pirro è uno dei giovani piloti che ha accettato la sfida, con il colori del team Gresini, struttura di primo piano e di grande esperienza, che gli ha affidato una moto con telaio FTR e propulsore Honda. La CRT della squadra italiana ha debuttato poco più di un mese prima dell’inizio del mondiale, qualche problema di gioventù e i primi punti in Portogallo, fino al 9° posto ad Assen.

Il pilota di San Giovanni Rotondo si prepara alla gara del Mugello sapendo bene quale sarà la situazione qui: “è un circuito velocissimo, la differenza con le MotoGP sarà enorme, più del solito” dice. Anche sulle piste più  lente il confronto è stato impari, “Lorenzo mi ha confidato che quando ci vede si sposta dalla nostra traiettoria molto prima. Le MotoGP non prendono neanche la nostra scia, sarebbe troppo pericoloso vista la differenza di velocità e accelerazione” continua Michele. Del resto i tempi sul giro dicono tutto e rivelano uno squilibrio quasi imbarazzante coi confronti dei prototipi. “Con l’attuale regolamento e usando motori derivati di serie è difficile fare di più – spiega Pirro – So che i nostri propulsori sono più lenti di quelli della SBK ma a noi devono garantire almeno 1.500 km, in Superbike non hanno questi limiti”.

La coperta è corta se vuoi più potenza hai meno affidabilità e viceversa, almeno di potere giocarsi qualche motore “buono” per le qualifiche o la gara, come ha già fatto De Puniet. Propulsori più spinti, che ti “regalano” qualche cavallo in più al prezzo di qualche chilometro in meno. “Randy a Barcellona aveva una velocità massima molto alta – ricorda il pugliese – probabile che abbia fatto questa scelta”. Avere comunque alle spalle l’Aprilia, anche se in forma non ufficiale, aiuta. “Il nostro motore CBR non è nuovissimo come concezione – continua  - logicamente per avere più potenza abbiamo dovuto sacrificare i bassi regimi e infatti con la pioggia l’erogazione appuntita non mi aiuta. Anche non avere il cambio estraibile è uno svantaggio, non puoi lavorare velocemente sui rapporti”. Anzi, visti i tempi stretti delle sessioni di prove è quasi impossibile farlo.

Anche per quanto riguarda la ciclistica non si deve sperare in grandi novità o rivoluzioni, quelle che solo le Case ufficiali possono garantire. A questo proposito Pirro smentisce la voce per cui FTR gli avrebbe già portato tre differenti telai dall’inizio della stagione. “Il telaio è sempre quello concettualmente – sottolinea – solo modificato. Abbiamo fatto prove con le diverse rigidezze, giocando sugli spessori delle travi di alluminio. Niente di più”. Fra una gara e l’altra, quando il tempo lo consente, i telai volano in Inghilterra e vengono modificati, niente nuove strutture ad ogni gara. Discorso simile per il forcellone: “a inizio stagione avevamo avuto problemi di affidabilità su quel componente – ricorda – FTR è riuscito a risolverli e mi ha portato un forcellone nuovo, ma solo uno”.

Non è facile per un giovane pilota che vuole mettersi in mostra farlo con le CRT e Michele ci sta pensando per il suo futuro. “Mi piacerebbe tanto rimanere in questa squadra, mi trovo molto bene, ma è difficile mettersi in luce con queste moto. Parti e sai che, a meno di imprevisti, lotti per il 13° posto – afferma – La Superbike? Può essere un’idea, la sto valutando”. Una decisione non facile, Pirro vorrebbe rimanere nel motomondiale. “Dovrebbero rivedere il regolamento, diminuire il gap prestazionale fra CRT e prototipi – propone – Anche da un punto di vista della comunicazione dovremo avere più spazio. Sono due categorie diversi? Allora si facciano due classifiche distinte”.

In fondo non sta chiedendo altro che di avere una possibilità, merce rara in questo momento nel motomondiale.

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