Pirovano: italiani poco motivati in SBK

"Piro", premiato al Mugello con la Hall of Fame, punta anche su Haslam

Per la prima volta dal 1988, Fabrizio "Piro" Pirovano non seguirà tutto il Campionato Mondiale Superbike. Infatti, ritiratosi Francesco Batta (in ospedale per accertamenti, auguri! - ndr) Fabrizio si è impegnato a tempo pieno nell'attività commerciale che ha aperto in Brianza con un socio.

L'ex crossista non si è però sottratto alla passione, seguendo in televisione (con relative alzatacce) la prima prova del Mondiale 2012 corsa a Phillip Island.

"Biaggi ha una moto che è un missile e lui lo conosciamo, è un campione. - ci ha detto l'ex vice campione del mondo della Superbike - Lui e Checa sono i più forti: i veri favoriti sono loro".

- Non c'è nessun altro che può inserirsi tra di loro?

"Haslam ci mette del suo e a Phillip Island si è visto in gara tre giorni dopo l'operazione. Melandri dice che ha problemi con la moto: se riesce a metterla a posto sarà sicuramente davanti anche lui. Michel Fabrizio, invece, ha troppi alti e bassi".

- Nei test e in gara ha sorpreso la Kawasaki che potrebbe essere la vera novità.

"Non mi aspettavo che andasse così forte ma Phillip Island è una pista particolare. Voglio vedere Sykes a Imola ed ad Assen. Aspetterei qualche gara prima di dare un giudizio definitivo".

Pirovano nel 1988- Un po' di nostalgia? Pensi che la Suzuki sarebbe stata ancora competitiva?

"In questo momento non ho nostalgia. Se Haslam avesse avuto la nostra moto anche nel 2011, sarebbe stato nei primi tre. La Suzuki inglese non è più ufficiale, monta solo i kit Yoshimura. Non penso sia un vantaggio. Penso, invece, che il vero valore di questa moto la vedremo con Hopkins, perché Camier non mi sembra in grado di sfruttarla al massimo".

- Che ne dici dei nostri giovani?

"A Phillip Island mi è piaciuto Giugliano: pista nuova, Superbike nuova per lui ma non è andato male. La pista è difficile. Anche Zanetti è stato bravo ma ci aveva già corso con la 125 GP. Canepa aveva corso anche lui a Phillip island ma penso che possa fare meglio".

- Ma perché i nostri ragazzi non fanno il salto di qualità?

"Sinceramente mon so cosa manchi ai giovani, si perdono. Come piloti italiani siamo un po' a corto. Ti devi allenare anche per fare la STK. Per fare il professionista devi lavorare in palestra come se fossi in ufficio o in fabbrica, con lo stesso orario. E' questo forse che manca ai nostri, la voglia di sacrificarsi".


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