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CRT: la MotoGP incontra l'Ikea

Correre nella classe regina e ridurre i costi si può, con alcuni 'se' e 'ma'

MotoGP: CRT: la MotoGP incontra l'Ikea

Le CRT sono nate con l’obiettivo principale di ridurre i costi e allargare la griglia di partenza della classe regina del motomondiale, ridotta ai minimi termini dalla crisi economica e dalla politica delle Case, che offrono le loro moto in leasing  a caro prezzo. Dati ufficiali naturalmente non esistono, ma mettere nel proprio box una RC213V quest’anno costa più di 3 milioni, un po’ più economica la Ducati. Con una CRT, ridimensionamento degli obiettivi di classifica a parte, si riesce a “giocare con i grandi” a meno della metà del prezzo, almeno per quanto riguarda la moto. Difficile invece risparmiare sui costi di logistica, trasferte e personale, se non facendo a meno di qualche meccanico.

CRT CHIAVI IN MANO - Per debuttare nel dorato mondo della MotoGP sono tre le strade che un ipotetico team manager può prendere: affidarsi a un progetto già pronto e sviluppato esternamente, come ad esempio un’ART o una Suter, fare affidamento su engineering esterne per realizzare la propria moto, come fatto da Fausto Gresini per la sua FTR motorizzata Honda, oppure diventare costruttore in prima persona, almeno per quanto riguarda la ciclistica, il caso di Giampiero Sacchi con la sua Ioda.

La prima possibilità è quella che crea meno complicazioni, Suter e Aprilia chiedono una cifra tra il milione e il milione e mezzo euro a stagione per il pacchetto completo. Allo sviluppo ci pensano le aziende e la squadra si può concentrarsi solamente sulla messa a punto del materiale e sul fornire agli ingegneri le indicazioni per le evoluzioni. A fine stagione, inoltre, le moto rimangano di proprietà del team.

L'ART senza veliLA VIA DI MEZZO – Fausto Gresini ha scelto invece la seconda opzione, FTR si è occupata del telaio (per un costo che sarebbe inferiore ai 150mila euro) mentre Ten Kate ha preparato il propulsore della CBR 1000 RR, al team il compito di far funzionare al meglio il pacchetto. Quanto si risparmia? “Possiamo dire che una CRT costa un terzo rispetto a una MotoGP – risponde il manager imolese – Questo però in linea teorica, perché non ci sono limiti allo sviluppo e, volendo investire e avendone la possibilità, ci si può anche avvicinare al costo di un prototipo, non c’è nulla che lo vieti”. I limiti sono dati quindi dal portafoglio e anche dalla competitività della moto, un’incognita invece che non c’è se ci si affida a una MotoGP, dove i costi sono certi fin dall’inizio, cadute escluse.

MI FACCIO LA MOTO – L’ultima strada è sicuramente la più difficile ma anche la più affascinante, costruirsi la propria CRT. Giampiero Sacchi si è lanciato con entusiasmo, ma in questo momento è difficile quantificare con precisione l’investimento fatto. Al costo dei componenti va aggiunto in questo caso quello dei dipendenti, ma bisogna considerare anche l’investimento dal punto di vista delle conoscenze che si acquisiscono. “Il piano su cui ci si muove è completamente diverso – spiega il manager ternano – si aprono molte più possibilità, si possono vendere le proprie moto, ad esempio. I costi sono maggiori rispetto a quelli che si hanno se ci si affida all’esterno, ma comunque non troppo distanti”. Anche in questo caso, il vero limite è dato solo da quanto si vuole – e si può – spendere.

Qualunque sia la scelta, correre in CRT costa meno di farlo con un prototipo, naturalmente, ma forse non così tanto come ci si poteva aspettare. La proposta di Carmelo Ezpeleta di calmierare alla cifra di un milione di euro il leasing delle MotoGP per il prossimo anno potrebbe – se passasse – abbattersi come una scure sulla neonata categoria.  Ancora una volta il motomondiale è davanti a un bivio, non rimane che imboccare la strada giusta.

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