CRT: un grande futuro dietro alle spalle

Per avere successo la nuova categoria deve guardare al passato, quando si chiamava...500


Due fatti, apparentemente scollegati, e che invece avranno un grosso impatto congiunto sul futuro della MotoGP sono le prestazioni di Valentino Rossi con la Ducati GP12 e quelle delle CRT. E non dovremmo attendere molto per capire, visto che i prossimi test avranno luogo a Jerez dal 23 al 25 di marzo.

Già, perché se la competitività del binomio Rossi-Rossa fa tremare le ginocchia a Carmelo Ezpeleta che teme un drastico ridimensionamento dell'interesse del campionato, con uno Stoner dominante che però fatica ad entrare nella fantasia del pubblico ed un Lorenzo, splendido antagonista, ma ciononostante non nel cuore dei tifosi, il destino della CRT è egualmente importante.

Dipende infatti da come questi ibridi, metà prototipi e metà moto di serie, sapranno occupare il loro posto sullo schieramento di partenza, addirittura il futuro del motomondiale.

E' infatti ormai chiaro che, salvo miracoli, le Case non sono più in grado di schierare più di quattro prototipi ciascuna. In realtà potrebbero farlo, ma non ci sono più i soldi, cioè gli sponsor, per pagarli.

Dunque la crisi è importante fino ad un certo punto, perché è da parecchio tempo che la MotoGP non figura fra le attività di riferimento delle grandi multinazionali. Diciamoci la verità: anche se è uno sport appassionante e televisivamente validissimo, il motociclismo sembra aver perso il treno. Resiste, ma fino a quando?, solo il personaggio di Valentino Rossi, perfettamente interpretato dalla Ducati, l'unica Casa che non ha problemi di sponsor. Ma attorno a lei c'è il deserto. E la conferma arriva più che dalla Honda, che quando ha voluto ha tranquillamente fatto a meno del denaro altrui, dalla Yamaha che di fatto non ha trovato un nome da sostituire a quello della Fiat.

Sul perché sponsor di nome non vengano attratti dal mondo delle due ruote ci interroghiamo senza saper dare una risposta. La più vicina è che le case motociclistiche non hanno immagine. Insomma, per dirla con gli esperti di marketing, non c'è il "brand" da veicolare.

Aleix EspargaròQuesto è tanto più vero con le CRT, che dalla loro non hanno nemmeno un nome vendibile, appetibile. Con tutto il rispetto per le forse in campo, FTR e Suter sono telaisti, ma per favore non avviciniamoli a nomi come Williams e McLaren, quelli che Enzo Ferrari chiamava i garagisti.

Sul breve, anzi sul brevissimo, fanno benissimo il loro dovere...ma ciò è poi vero?

La realtà, purtroppo, è un'altra. Vedrete infatti che quest'anno l'unica moto che si distinguerà in questa sottocategoria sarà l'Aprilia, scusate la ART, ed il perché è evidente: è una vera moto. Perché come diceva Totò è la somma (dei particolari) che fa il totale.

Peccato però che la ART, come dicono giustamente Claudio Domenicali della Ducati e Shuei Nakamoto della Honda, infranga lo spirito della categoria. Lo infrange non perché è una MotoGP mascherata, né perché è una Superbike mascherata da CRT, ma semplicemente perché è una Casa a costruirla (anche se i furbissimi estensori del regolamento non vi fanno riferimento nelle norme).

Intendiamoci, non c'è niente di male. Solo bisognerebbe prendere atto della cosa, rivedere i regolamenti, abolire quella stupidaggine della "Claiming Rule" e lasciare libero chi vuole di correre in MotoGP con il motore che desidera. Dando ovviamente un vantaggio tecnico a chi parte da una unità di serie.

Perché - è Filippo Preziosi a dirlo - un motore prototipo andrà sempre meglio di uno di serie.

Dato questo come fatto scontato, allora sì che si può tornare felicemente al passato, quando negli anni d'oro nella 500 si poteva correre con qualsiasi moto, purché rispettasse poche, semplici, regole.

Colin EdwardsMa anche qualora fosse così - e ce lo auguriamo, cioè ci auguriamo che Ezpeleta se ne renda conto e proceda in questa direzione - non aspettatevi di vedere moto assemblate primeggiare.

Piuttosto vedremo delle belle Aprilia, o le eredi delle Suzuki RG, piuttosto che una bella Honda V-4 derivata dalla prossima supersportiva della casa di Tokyo.

E le case ufficiali continueranno a sfidarsi, e a vincere, con i loro prototipi. E naturalmente a vendere e guadagnare con, come volete chiamarle?, le EVO (cara Dorna, per vendere anche un nome ha la sua importanza).

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