McIntyre: un'altra tragica fatalità

Come per Simoncelli gli è stata fatale la collisione con gli altri piloti

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Marco Simoncelli, Peter Lenz, Shoya Tomizawa e oggi Oscar McIntyre. Quattro nomi, quattro piloti, quattro ragazzi che in appena 18 mesi hanno incontrato la loro fine facendo quello che più piaceva loro: correre in moto. Quattro destini diversi, quattro nazionalità diverse, ma accomunati dalla giovane età e dal fatto di non essere riusciti a sfuggire a un destino che li ha portati via per sempre.

Non sono serviti tutti gli sforzi per migliorare la sicurezza dei circuiti, né le più moderne tecnologie che hanno trasformato le tute dei piloti in armature che li rendono quasi invulnerabili. Quando si viene investiti molto spesso è solo la fortuna a trasformare la tragedia in spavento. Fatalità è l’unica spiegazione, perché non c’è nessuna soluzione per evitare che un pilota possa travolgerne un altro. Si tratta di una questione di attimi, di un imprevisto dove l’abilità o il talento non c’entrano, dove pochi centimetri possono segnare il confine tra la vita e la morte.

I quattro incidenti hanno poco in comune nella loro dinamica – Simoncelli fu vittima di una scivolata, Tomizawa perse il posteriore sull’erba sintetica, McIntyre ha tagliato la via di fuga per rientrare in pista – ma sono identici nella loro tragica conclusione, nell’impatto con la moto di altri piloti. Per potere avere un’idea a quanto è successo questa notte allo sfortunato pilota australiano, possiamo guardare le immagini del video qui sotto.

Si tratta di una gara di auto, le V8 Supercar, nel tracciato di Phillip Island. Un pilota, a seguito di un contatto con un altro concorrente, finisce a forte velocità nella via di fuga, perdendo il controllo della macchina. Taglia completamente il prato e ritorna in pista dopo il tornante, sfiorando un'altra auto che stava sopraggiungendo. Seppure con le dovute differenze, le immagini possono far comprendere la manovra compiuta da McIntyre.

Dopo avere sbagliato la frenata, il pilota sulla sua Yamaha è finito nella ghiaia, ma senza cadere, ha quindi proseguito nella via di fuga per potere riprendere la via della pista, non essendoci alcuna barriera a impedire questa manovra. Il punto in cui è rientrato è però molto veloce, si tratta di un allungo dopo un tornante che porta a una curva a destra molto ampia. Essendo solo al secondo giro della gara è molto probabile che i piloti fossero molto vicini l’uno all’altro in quel momento e sicuramente non hanno potuto fare nulla per evitare la collisione con McIntyre quando è tornato con la sua moto sull’asfalto.

Come ammette a malincuore il dottor Claudio Costa, medico e angelo custode dei piloti: “in questi casi le lesioni sono molto spesso fatali, si tratta di fatalità, difficilmente evitabili per quanto si faccia per migliorare la sicurezza dei circuiti. Purtroppo l’unica cosa è sperare che succedano il meno possibile”.

Ancora una volta è stata però la nera signora a vincere nella partita che gioca ogni maledetta domenica con chi ha fatto della passione per la velocità la propria vita.

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