Pernat: con i CRT una stagione orribile

Il manager genovese, nuovo direttore sportivo di Pramac, sul futuro della MotoGP

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Il 2012 si apre con una nuova avventura per Carlo Pernat, dopo un 2011 che il manager genovese non esita a definire “un disastro sia dal punto di vista emotivo che da quello professionale”. L’addio alle corse di Loris Capirossi e soprattutto la perdita di Marco Simoncelli hanno lasciato un segno indelebile nell’animo di una persona che ha dedicato alle moto e ai piloti tutta la sua vita.

Dopo la scomparsa di Marco ho ricevuto molte proposte per seguire altri piloti, ma ho deciso che non lo farò più – racconta - Continuerò con il solo Alex De Angelis, una persona con cui lavoro da molto tempo e a cui sono molto affezionato”. Pernat aveva deciso di aspettare, un progetto, un’opportunità che gli desse la voglia di andare avanti. Il telefono è squillato e dall’altra parte c’era Paolo Campinoti: “questa avventura con Pramac è una proposta che è riuscita a motivarmi molto” afferma.

Carlo rivestirà il ruolo di direttore sportivo, restando legato alla squadra con cui Capirossi ha corso la sua ultima stagione. “Si tratta di un progetto a lunga scadenza – spiega - Arrivo in una situazione già avviata, con Hector Barbera che secondo me è un buon pilota e che dovrà affrontare una stagione molto importante per la sua carriera. Ma soprattutto lavorerò in prospettiva 2013”.

Il 2012 sarà un anno decisivo per tutto il motomondiale e il manager genovese ne è ben consapevole. I CRT sono una scommessa per il futuro, ma sulla nuova formula per ora ci sono più ombre che luci. “E’ innegabile che la situazione economica sia difficilissima, ma questo discorso dei CRT è difficile da capire - spiega - È chiaro l’obiettivo, quello di avere in futuro solo CRT e di “sbarazzarsi” delle Case ufficiali, ma il regolamento è da rivedere”.

Pernat si riferisce soprattutto alla norma che dà ai costruttori iscritti all’MSMA la possibilità di comprare per 20mila euro il motore utilizzato dai CRT. “Mi pare una cosa quasi grottesca e spero che questo tipo di approccio, certamente negativo, venga cambiato – afferma – Questa regola non la capisco e il suo unico risultato mi pare sia quello di allontanare le Case che vorrebbero entrare in MotoGP. Per fare un esempio, non penso che né Aprilia né BMW potrebbero impegnarsi nel mettere a punto un motore competitivo per questa categoria, col rischio di vederselo portare via dalla concorrenza”.

La conseguenza è che “il prossimo anno (cioè questo N.d.R.) vedremo un campionato orribile, con 12 moto ufficiali che lotteranno per le posizioni di vertice e 10 CRT che prenderanno vari secondi al giro”. Pernat punta il dito soprattutto sulle possibili situazioni di pericolo che potrebbero sorgere “avremo di fatto due campionati, non senza pericoli in pista perché se avere in pista un pilota che viene doppiato dopo 10-11 giri  mi sembra già ridicolo, figurarsi se i piloti da doppiare saranno dieci. Non so poi cosa potrà succedere nelle prove”.

Il manager genovese lancia un allarme, per non lasciare andare alla deriva un campionato che sembra essere allo sbando. “Bisogna cambiare qualcosa, è quasi impossibile che le cose così funzionino – commenta - Nei prossimi due, tre anni ci giocheremo il futuro della MotoGP. Bisogna trovare una soluzione fra le Case già presenti e quelle che potrebbero entrare, che non è certo quella di fare acquistare un motore a 20mila euro. La mia speranza è che questo sia un anno di transizione, che possa traghettare il campionato verso un 2013 migliore”.

Anche perché se la MotoGP zoppica, l’altra parte del cielo sembra invece procedere a passo spedito. “Se non entrano altre Case motociclistiche questo è un campionato destinato a spegnersi – avvverte Carlo - Chi ne sta traendo beneficio è la Superbike, che grazie a una politica diversa può contare su molte Case presenti e da qualche tempo anche su piloti di un certo livello”. Non è escluso inoltre che altri piloti scelgano per il loro futuro le derivate di serie. “Credo che esista la reale possibilità che molti piloti di media caratura scelagano di andare in SBK. Lì i vari Biaggi, Checa e Melandri hanno ingaggi vicini al milione di euro, cifre che in MotoGP la maggior parte dei piloti possono solo sognarsi. Esclusi Rossi, Stoner, Lorenzo e Pedrosa gli ingaggi di tutti gli alti sono ben al di sotto del mezzo milione di euro e, con il rinnovo dei contratti a fine anno penso che anche le cifre che prendono i top rider siano destinate ad abbassarsi drasticamente”.

Per essere la massima espressione del motorismo a due ruote non basta solo fregiarsi di un titolo o di un glorioso passato, la scommessa reale adesso è il futuro, per non rimanere con solo un pugno di ricordi che scivolano fra le dita.

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