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Moto Bylot a EICMA 2012

La "moto monzese", secondo Enrico Farina

Moto - News: Moto Bylot a EICMA 2012

Se pensate che Bylot sia riferito ad un’isola dell'arcipelago artico canadese... siete fuori strada. Bylot è il progetto di un collega giornalista, Enrico Farina e ha diversi significati. Bilòtt, in dialetto monzese, ha diversi significati. Spesso è utilizzato per indicare il membro maschile, o è sfruttato per indicare una persona stupida o ancora, un dire cose sciocche e dunque un invito a smettere. E’ poi diffusa tradizione che questa parola derivi dal nome di un generale francese comandante la piazza di Monza durante la dominazione francese che emanava proclami ritenuti inutili. E ancora, Farina, quando illustrò ai suoi amici il progetto che vi andiamo a presentare, fu "insultato" dai suoi amici proprio con quel termine, "bilott". Infine, per il giornalista, gli ricorda il padre, che durante la guerra d’Africa combattè in guerra: in quel periodo, diversi monzesi presero parte al conflitto e per riconoscersi scrivevano sui vetri dei fuoristrada insabbiati proprio quella parola, bilott.

Ma chi è Enrico Farina, e soprattutto da cosa nasce l’idea di creare una moto simile? Nasce a San Gerardo nel 1957, monzese doc dunque, ed i motori sono sin dall’inizio la sua passione! Nel 1971 prende parte ad alcune gare di regolarità (il vecchio Enduro per capirsi N.d.R.) con licenza del Moto Club di Monza. Poco dopo inizia a collaborare con Rusconi editore e scrive e lavora come tester per diverse riviste, quali Gente Motori, Tutto Moto e Auto Classic. Prende parte a diverse corse, tra cui l’Incas Rally in Perù nel 1989. L’anno scorso passa in Rizzoli e continua a sviluppare la sua passione per i mezzi d’epoca, tanto da spingerlo a costruire una moto da regolarità, la Bylot Six Days 175.

L’idea di Enrico Farina è quella di realizzare moto d’epoca, ma con pezzi in produzione, in modo da avere poi l’omologazione per poter circolare liberamente. Guardando la moto, infatti, si noterà che il look è quello retrò, ma la componentistica è nuova, moderna. Basta osservare la forcella, una Marzocchi, le sospensioni posteriori, Ohlins, i cerchi, della Alpina, per capire che la moto è "dei giorni nostri". Alcuni particolari sono semplicemente meravigliosi. Guardate bene le immagini: il serbatoio, bicolore e che funge anche da "fiancatine", che sul lato superiore destro ha il tappo per la benzina e sulla sinistra un orologio analogico della Smiths! Dietro questi due, il classico borsello in cuoio. E ancora, paraspruzzi in alluminio, portanumero dello stesso materiale, il fanale anteriore con la rete metallica protettiva, la trasmissione finale che vede l’utilizzo di una corona Chiaravalli da 54 denti... più la si guarda e più si notano particolari.

Il motore in configurazione definitiva sarà quello di un Daytona Anima, portato da 190 cc a 202/203 cc, e passerà dalla quattro alle cinque marce, per una potenza di circa 26 CV. Il peso, invece, è di appena 86/87 Kg.

Ma Enrico Farina non si fermerà a questo, anzi, ha in progetto di realizzare altri tre modelli: la "Competizione", la "Regolarità" e una stradale da corsa ispirata ai modelli degli anni ‘50 e ‘60. E visti i risultati con la Six Days 175, non vediamo l’ora di ammirare le altre moto! Intanto, sappiate che quasi sicuramente la moto sarà prodotta in piccola serie.

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