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Harley-Davidson Sportster by Shinya Kimura

L'alluminio è sempre il protagonista!

Moto - News: Harley-Davidson Sportster by Shinya Kimura

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Se cercate una moto dove l'alluminio è protagonista, non potete non rivolgervi a Shinya Kimura! Partiamo dall'inizio: il customizer giapponese è il fondatore di "Zero" (conosciuta anche come "Zero Style"), e nel 2006 ha aperto un negozio (Chabott Engineering) ad Azusa, in California. Il frutto di quasi 25 anni di carriera, dato che è dal 1992 che Kimura "opera" sulle moto. La sua filosofia è il "back to basic", il ritorno alle origini e l'alluminio è la sua "ragione di vita". Non è la prima volta che parliamo di lui; esattamente un anno fa, infatti, vi presentammo la MV 750 S America. Ora torniamo ad analizzare una delle sue fantastiche opere, e l'occasione ci è fornita da una special su base Harley-Davidson Sportster.

L'esperienza di Kimura si basa anche sulle sue attività di contorno. Quando non lavora sulle moto infatti, l'artigiano (o forse sarebbe meglio definirlo artista...), va in giro a scoprire gli angoli dell'America. Può vantare diversi record a Bonneville, esperienze quali l'attraversamento degli USA su una Indian del 1915 al Cannonball rally... Inoltre, come potete immaginare, ha clienti di rilievo quali George Clooney o Brad Pitt (quest'ultimo ne ha due di moto della Zero, oltre ad una Ducati 750 trasformata in cafe-racer).

LA "SPORTY" SI VESTE D'ALLUMINIO
La "bella", è una Harley-Davidson Sportster "nata" nel 2003, proprio in occasione dei 100 anni di Harley-Davidson, di cui sono rimasti solo il propulsore ed il telaio. La forcella è una Ceriani da 35 mm, mentre l'impianto frenante anteriore viene da una Yamaha da corsa, parti che sono naturalmente lucidate a specchio. Tutto quello che è carrozzeria è ovviamente... in alluminio. Il serbatoio è stato lasciato leggermente "grezzo", e per dargli dinamicità ha una doppia striscia sinuosa (una più spessa e l'altra sottile) che lo avvolgono e, sopra di questa, vi è la scritta "Harley-Davidson" in corsivo, di colore bianco in modo che spicchi. La tanica è poi collegata sia al codone che alla carena anteriore. La carena, come nelle moto da corsa degli anni '60, va ad "avvolgere" i semi-manubri e nella parte davanti troviamo un faro tondo, ricoperto da una griglia stilizzata che ricorda il mostro nel film di fantascienza, "Alien". Dietro il cupolino, vi è un altro pezzo di alluminio traforato, che funge da supporto per la strumentazione (vi è solo il tachimetro originale), mentre sotto, vi è un paraspruzzi minimalista.

Ma la sua lavorazione... letteralmente "a martello", non si ferma qui; come dicevamo, dal serbatoio, parte un'altra lamiera verso il codone che è formato da un pezzo unico. Monoposto e bombato, ospita gli indicatori di direzione (uno per lato naturalmente) e la luce posteriore, piccola e posizionata verticalmente. Sotto il codone, nel lato sinistro troviamo un vano, sempre in alluminio, che ospita la batteria, mentre sul lato destro vi è il serbatoio dell'olio, sempre in lega e con i tubi esterni in bella mostra. Pedane racing, scarico di una vecchia 2 Tempi collegato alla moto tramite una fascetta ad "S" traforata e sempre in alluminio, pedane racing, passacatena, viti, tutto è curatissimo e volutamente lasciato grezzo nella fattura.

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