La MotoGP sta tentando di cambiare, lentamente e incontrando varie resistenze. Il processo è inevitabile, la crisi economica da una parte e la mancanza di spettacolo dall’altra stanno minando il campionato alle fondamenta. I palliativi presi fino a ora non bastano, il 2013 non riserverà sorpresa, ma nel 2014 è attesa una rivoluzione. Lucio Cecchinello, team manager di LCR, osserva la situazione dalla prima linea, a capo di un team “privato”, con, per forza di cose, l’occhio attento sia verso lo sport che il portafoglio. “La situazione è difficile – non lo nasconde – negli ultimi cinque anni la MotoGP ha dovuto far fronte alla fuoriuscita dei tabaccai, alla crisi globale e a un calo di interesse generazionale. Poi si aggiunge il fallimento dell'operazione Rossi-Ducati. A Valentino dovremmo fare un monumento in ogni circuito per quello che ha fatto per la MotoGP, ha avvicinato ogni fascia di pubblico al nostro sport dal teenager alla nonna”.
Ai ragazzi le moto non piacciono più?
“Quando non avevo ancora l’età per prendere la patente tremavo vedendo qualsiasi moto ferma al semaforo, penso che a loro succeda con il nuovo modello di iPad”.
E le due ruote non si vendono più.
“Sì, le cause sono diverse, una è questa, l’altra la mancanza di soldi e infine anche i governi europei non hanno aiutato, con obbligo, di targhe e patentino per i ciclomotori, oltre ai costi altissimi delle assicurazioni. Il mercato delle due ruote si sta spostando nei paesi del sudest asiatico e nell’America latina”.
La SBK è andata in Russia, la Formula 1 in paesi emergenti. Però la MotoGP ancora no.
“So che ci sono colloqui con India, Singapore e Russia, però Dorna vuole un ritorno economico certo dagli organizzatori locali. Gli serve sicurezza perché parte dei soldi li ridistribuisce alle squadre. Dorna copre il 100% delle spese di trasporto per noi e i premi gara sono alti. In Superbike non mi sembra che succeda. La F1 invece ha un’arma in più per attirare investitori: il suo appeal”.
Però bisogna cambiare.
“E’ facile criticare, ma è difficile fare meglio”.
Le CRT però sono una soluzione.
“Sono state il risultato di una scelta politica nel braccio di ferro con le Case. Una soluzione per allargare i partecipanti e ridurre i costi”.
Una strada che però tu non hai seguito.
“Ne ho parlato coi miei sponsor, ma le CRT non interessano loro. Vogliono la MotoGP, per il rapporto con le Case e per essere sulle moto migliori. Avrei risparmiato molto, magari anche il 70%, ma non avrei avuto investitori”.
Intanto le gare sono noiose, qual è la soluzione?
“Non nego che ci sia questo problema, serve spettacolo per attirare la gente, soprattutto dove non c’è cultura motociclistica o le nuove generazioni. Lo si ottiene riducendo il gap tecnologico fra i partecipanti”.
Allora la centralina unica e la limitazione dei giri è la scelta giusta?
“Ho due risposte. La prima è quella da team manager, forse quella più egoista. Capisco perché le Case si oppongono, non solo Honda ma anche Yamaha e Ducati, a un’elettronica per tutti. Hanno fatto grossi investimenti e non vogliono adesso vedersi annullare tutto i vantaggi ottenuti. E allora direi di no”.
Adesso togliti la camicia da team manager.
“Se devo pensare al bene del campionato, guardo a quello che hanno fatto in Formula 1, dove hanno dato la possibilità a Case e team privati di ottenere risultati. Serve una compressione tecnologica e si può farla con lo stesso metodo, obbligando i costruttori a vendere gli stessi motori che utilizzano sulle proprie moto. In un colpo solo si riducono i costi e si dà a tutti la possibilità di prendersi la propria fetta di gloria. Questo per me potrebbe essere il futuro”.
Se dovessi scegliere in questo momento?
“Guarderei al bene del campionato”.
E sull’idea di Honda di “un prototipo di serie”?
“Preferirei quella della vendita dei motori”.
Secondo te un accordo fra Dorna e le Case è possibile?
“Lo vorrei, non che fosse il frutto di una guerra ma che ci si fosse un riavvicinamento delle parti. E poi che ci fosse stabilità nei regolamenti”.
Basterebbe cambiare le regole per cambiare la MotoGP?
“Ho anche un’altra proposta, fare dei Gran Premi un format, un evento. Mi piacerebbe che insieme alla MotoGP ci fossero altre manifestazioni, gare del mondiale motocross, trial, freestyle. Mettere insieme le forze. Magari anche organizzare concerti con grandi artisti, ti immagini Vasco Rossi nel week end del Mugello? Questo attirerebbe il pubblico”.
Sei più ottimista o pessimista?
“Diciamo che la cosa positiva è che c’è molto spazio per lavorare. Credo nel potenziale”.