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Dainese D-Air Street - Intervista con David Manzardo

Il project manager di Dainese ci svela i segreti dell'airbag per motociclisti

Moto - News: Dainese D-Air Street - Intervista con David Manzardo

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Lo scorso 6 ottobre ha costituito una data molto importante per Dainese, visto che l’azienda veneta ha ufficialmente lanciato sul mercato il suo primo airbag per motociclisti sviluppato per l’uso stradale.
Vi abbiamo già descritto il funzionamento e le caratteristiche del sistema D-air, e ora, con l’aiuto di David Manzardo, project manager di Dainese, cerchiamo di saperne di più sullo sviluppo.

Quando è iniziato lo sviluppo del D-Air Street? Avete lavorato in parallelo con il progetto della versione Race o questo è nato dopo?
"Il progetto nasce a fine anni novanta come ricerca di una nuova tecnologia che proteggesse l’uomo passando attraverso l’aria. Il prototipo è stato presentato nel 2000 a Intermot: si trattava di un gilet con tre sacchi per un volume complessivo di 90 litri, alimentati da tre generatori di gas di tipo automotive a tecnologia fredda. Era un dispositivo che aveva un’unità di controllo da installare a bordo della motocicletta e la parte protettiva integrata all’airbag, quindi il layout era grossomodo come l’attuale. Quel prototipo pesava tantissimo, circa 3,5 kg solo per il sistema airbag, e quando si espandeva aveva un ingombro davvero importante e quindi non compatibile con il l’esigenza di viaggiare in coppia con il passeggero. Era un sistema che andava migliorato e Dainese ha fatto notevoli sforzi per ingegnerizzare questo prototipo facendolo diventare un prodotto. L’innovazione tecnologica che ci ha permesso di fare passi da gigante è stata lo sviluppo di una nuova tecnologia costruttiva dei sacchi che consente di controllare l’espansione di questi nelle tre dimensioni.

Cerchiamo di spiegarci con un esempio pratico: se io prendo due quadrati di tela e li cucio insieme e li riempio d’aria, tenderanno ad assumere una forma sferica, e ciò non si concilia con la protezione di superfici ampie come la schiena. Grazie a questa tecnologia, quindi, riusciamo a formare il sacco attorno all’area anatomica da proteggere e ciò ci consente di difendere sia il pilota che il passeggero con tempi molto rapidi, grazie a sacchi di piccolo volume ad alta pressione.
Il primo airbag che Dainese ha costruito è stato però quello racing, poiché ad un certo punto abbiano diviso questa piattaforma tecnologica in due filoni: quello stradale e quello destinato ai piloti.

Il primo prototipo funzionante del D-air Racing è stato testato ad Adria nel dicembre del 2006, con uno stuntman. Le logiche di attivazione tra Racing e Street sono del tutto diverse, perché sono diverse le dinamiche di incidente. Su strada il tipo di incidente più frequente è l’urto contro altri veicoli, e in questo caso perché un airbag sia efficace il suo tempo di attivazione è determinante, e quindi per essere veloci è stato necessario installare dei sensori a bordo della motocicletta.
Su pista invece la dinamica dell’incidente è quella tipica dell’highside o del lowside, e in più c’è l’esigenza per il pilota di cambiare motocicletta anche pochi minuti prima di scendere in pista, e quindi sarebbe stato un problema equipaggiare la motocicletta con dei sensori. In quel caso abbiamo sviluppato un sistema che si basasse solo sull’analisi della dinamica del corpo del pilota; quindi ci siamo trovati davanti a due progetti completamente separati.
Il D-air Racing è stato progettato, sviluppato e poi utilizzato in gara dai piloti e poi portato sul mercato, il D-air Street è stato sviluppato appositamente per l’uso stradale e arriva oggi nei negozi"
.

Quali possono essere, se ci sono, i punti in comune a livello tecnico tra i due sistemi?
"La tecnologia costruttiva del sacco è comune e poi il metodo di sviluppo progettuale e l’analisi delle dinamiche di incidente sono i medesimi. Anche lo staff che ci ha lavorato è lo stesso. Un altro aspetto in comune è l’istituto indipendente che ci ha seguito in tutta la fase di certificazione e validazione che è il Tuv tedesco".

Le prove di omologazione sono le stesse di un paraschiena tradizionale?
"Vengono effettuati gli stessi test, ma c’è tutta un’altra serie di prove che è necessario portare avanti. Un paraschiena ha una forma e un ingombro costanti e quindi è lì e non si muove; un sistema airbag entra in funzione solo in caso di incidente, quindi va verificato che il sistema si attivi quando serve e che non si attivi quando non serve, va verificato che il sistema sia resistente alle onde elettromagnetiche, e che quando si attiva sia innocuo. Ad esempio se avviene un incidente con pilota e passeggero abbracciati, quando il sistema si attiva non deve causare lesioni a nessuno dei due. In totale sul D-air sono stati condotti circa 800 test diversi di ogni genere. Non dimentichiamo poi tutti i test sulla parte software per garantire l’affidabilità totale del sistema di controllo".

Quando il sacco si gonfia, dopo quanto tempo si sgonfia?
"Il D-air garantisce la pressione adeguata a proteggere per almeno 5 secondi, dopodiché si sgonfia lentamente da solo".

Come si effettua il ripristino e quanto costa ricaricare il sistema? Può essere fatto dall’utente?
"Il ripristino costa 180 euro per la versione Racing, e 299 per lo Street. Va detto che il D-air Street ha due generatori di gas e due sacchi, mentre il Racing ha un solo generatore e un sacco. Noi utilizziamo dei generatori di gas come quelli impiegati negli airbag delle automobili e non bombolette di CO2, quindi essendo una tecnologia evoluta ha un suo costo. Va detto anche però, che in questo momento di lancio stiamo offrendo ai prezzi che ho appena citato un pacchetto di mantenimento di due anni e quindi se in questi due anni dovesse cadere in pista dieci volte (anche se ci auguriamo che non accada), noi gli sostituiamo il sacco e il generatore. Ciò significa che il sacco non è riutilizzabile e che quindi la sostituzione deve essere effettuata in un centro autorizzato Dainese che invierà il capo di abbigliamento ai nostri Headquarters".

Quale sarà il futuro di questa tecnologia? La espanderete ad altri ambiti della protezione del corpo?
"Certamente! Stiamo già lavorando in quest’ambito perché la nostra mission è di proteggere il corpo umano dalla testa ai piedi nell’ambito degli sport dinamici. Stiamo già sviluppando un sistema analogo di protezione tramite airbag per gli sciatori, e in particolare per gli atleti che affronteranno le olimpiadi invernali, ma questa è un’altra storia!"

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