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MotoGP: il futuro nella mani di Rossi

La classe regina è in crisi ed ancora una volta tutto è sulle spalle di Rossi

MotoGP: MotoGP: il futuro nella mani di Rossi

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E’ stata una strana stagione quella della MotoGP. Scriviamo al passato perché con otto Gran Premi ancora alla fine il motomondiale 2012 appare concluso, anche se manca ancora il nome del vincitore. Ma importa a qualcuno?

Tutto è iniziato in Francia, la quarta gara, con l’annuncio del ritiro da parte di Casey Stoner. Un annuncio che ha scosso il campionato sin nelle fondamenta perché annacquato nella conferenza stampa del giovedì e sul quale è pesato come un macigno l’assenza di Carmelo Ezpeleta.

STONER COME MARADONA - Ma ditemi, è possibile che ad un fatto di questa importanza sia mancato colui che di fatto è il Bernie Ecclestone delle due ruote, anche se il manager spagnolo ha sempre rifiutato questo paragone? Ed è giustificabile l’assenza totale della FIM? E’ un po’ come se Maradona si fosse ritirato al culmine della sua attività e nessuno avesse mosso un dito. Ma c’è stato di peggio.

LA DENUNCIA - L’australiano, infatti, ha detto basta per motivi precisi, che al di là della simpatia od antipatia che si possono provare per il singolare carattere del canguro mannaro appaiono condivisibili. Stoner ha denunciato infatti disparità di trattamenti, troppi cambiamenti regolamentari e l’assoluta iniquità del progetto CRT, introdotto solo per fare numero sullo schieramento di partenza. Tutte critiche precise, confermate man mano che il campionato proseguiva dall’incomprensibile introduzione di una nuova copertura Bridgestone anteriore, dall’abrogazione della norma sui rookie a favore di Marc Marquez e dalle pesanti critiche rivolte da Colin Edwards allo sviluppo dei prototipi di serie.

MONOPOLIO HONDA - Poiché non c’è limite al peggio la Dorna ha confermato di non avere in pugno la situazione non modificando in alcun modo i regolamenti in vista del 2013,  così ché anche nel prossimo anno assisteremo durante la MotoGP a due gare assolutamente separate. E la situazione non cambierà fintantoché la Honda non presenterà il suo “prototipo di serie” con il quale riempirà lo schieramento di partenza con un prototipo low cost che sancirà definitivamente la sua supremazia in un campionato dove ha già il monopolio nella Moto2 e la maggioranza assoluta in Moto3 con 22 motori su 35 partenti.

E’, comunque, la Moto3 l’unico esperimento riuscito di quelli portati avanti negli ultimi anni, anche se i costi iniziano già a lievitare, ma soprattutto non si vede all’orizzonte alcuna professionalizzazione della categoria vista, come la Moto2 del resto, solo come riempitivo del “grande evento” MotoGP che si presenta poi alle dirette TV con appena 12 prototipi al via.

ROSSI, ULTIMA SPIAGGIA - Il problema, in questo come nel resto dei casi, è l’assoluta mancanza di gestione del campionato vissuto tutto all’ombra di un “deus ex machina”, Valentino Rossi, sulle cui spalle pesa ancora una volta l’aumento dell’audience. Anche in questo caso, però, invece di equilibrare le forze in campo con mirati interventi regolamentari come quelli che in F.1 hanno frenato la superiorità della Red Bull, la “soluzione” è stata quella di far tornare il pesarese in Yamaha, lasciando di fatto la Ducati senza top rider.

Pensate che Ecclestone avrebbe lasciato che tutto ciò accadesse? A prescindere che si sarebbe adoperato con tutte le sue forze per non lasciar partire Stoner, con tre assi nelle sue mani, Lorenzo, Pedrosa e Rossi, avrebbe mischiato le carte in modo da far finire ognuno di essi in un team chiave. Ma questo per il motociclismo è un sogno.

LA GRANDE FUGA - La realtà, invece, è che negli ultimi anni il motomondiale ha perso in rapida ed inarrestabile successione Aprilia, Kawasaki e Suzuki, per motivi diversi. Certo, c’è la crisi, ma siamo sicuri che non sarebbe stato possibile gestirla in modo diverso?

Già perché a tutto quanto abbiamo detto va aggiunto il passaggio dei diritti TV da Italia 1 a Sky nel 2014 (e forse prima). Un fatto che può apparire solamente italiano, ma che influenzerà non solo la nostra penisola.

Ciò che però ci impensierisce di più è che non ci è giunta alcuna notizia di una seppur minima preoccupazione da parte della FIM. Ci saremmo aspettati un intervento del suo Presidente, Vito Ippolito, ma questo non è arrivato. E poiché di tutti coloro i quali sono coinvolti nella gestione del massimo campionato è senza dubbio l’uomo più esperto e corretto, ciò ci dispiace non poco perché significa, inequivocabilmente, che il venezuelano è ostaggio di un accordo che in questo momento non sta facendo il bene del motociclismo.

Ed è inutile nascondersi dietro la grande crisi. Ci sono aziende che chiudono ed altre che resistono. La qualità del management conta.

Sull’argomento dite la vostra QUI.

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