Chissa quanta gente si è domandata negli ultimi sei anni dove fosse finita la Petronas FP1, dopo l’uscita di scena dal Mondiale Superbike. In tanti staranno storcendo il naso chiedendosi di cosa stiamo parlando, quindi facciamo un passo indietro e cerchiamo di ricordare i fatti accaduti.
Il progetto della Petronas di produrre una moto con il proprio marchio, nacque addirittura nel 2001 quando commissionò alla Harris una ciclistica nella quale inserire un motore tre cilindri progettato dalla Sauber, con la quale la Casa malese intendeva debuttare in MotoGP.
ERA SUPERBIKE
Il progetto venne accantonato quando la Petronas decise di partire dalla Superbike anziché dai GP e la commessa passò alla svizzera Suter che realizzò una nuova ciclistica e un motore, sempre tre cilindri, da 900 cc, che in teoria avrebbe dovuto avere un vantaggio contro le quattro cilindri da 750 cc in griglia. Sfortunatamente, per la Petronas, nel 2003 il regolamento cambiò equiparando il limite di cilindrata a 1000 cc anche per le quattro cilindri, e la interessante moto verdolina dovette faticare non poco per guadagnare dei risultati di rilievo.Il team venne affidato all’esperienza di Carl Fogarty, e ai manubri della FP1 si sedettero piloti del calibro di Troy Corser, Garry McCoy e Chris Walker, ma anche delle mezze calzette come James Haydon o Andy Notman, e gli unici due risultati di rilievo furono il secondo posto di Corser a Misano nel 2004 e il terzo di Walker a Valencia lo stesso anno.
A fine stagione 2006 il progetto venne accantonato, e della Petronas FP1 non si seppe più molto.
RITORNO A CASA
Come ben sappiamo, però, all’epoca il regolamento del Mondiale Superbike prevedeva la costruzione di 150 repliche omologate per poter gareggiare. Di queste 150 moto, circa 75 vennero costruite da una engineering inglese, la MSX International, mentre le restanti 75 furono assemblate in Malesia dalla Modenas (ricordate l’azienda che sponsorizzò la Kenny Roberts KR3 500? Proprio quella).Ora: alzi la mano chi ha mai visto una Petronas FP1 in circolazione… Chi scrive può garantire di aver visto di persona alcuni esemplari stradali della FP1 pronti per la vendita nelle officine della Suter in Svizzera, ma da qui a poter giurare di averne mai vista una in strada, ce ne passa…
A quanto pare circa 50 moto vennero destinate all’uso racing e le altre 100 alla vendita, ma probabilmente gli esemplari acquistati si contano sulle dita di una mano, e la maggior parte è rimasta quindi invenduta. Nel 2010, poi, 60 moto saltarono fuori in un magazzino dell’Essex, e a quanto pare si scoprì che facevano parte del primo lotto e che non erano mai state spedite in malesia. Fatto sta che in qualche modo le motociclette sono finalmente arrivate a destinazione in un magazzino Malese, come testimonia anche questo video su Youtube.
MOMOTO MM1
Ed è qui che arriva in scena la Momoto, un’azienda Malese fondata per l’occasione, a rilevare il tutto, probabilmente anche i brevetti industriali, della Petronas FP1.La Momoto, segnalataci dagli amici di Asphalt&Rubber è stata fondata da un certo Dato’ Paduka Aiddie A Ghazlan, ex pilota che correva all’inizio degli anni 2000 nella Superbike Malese, deciso a fondare la prima casa motociclistica nazionale nel settore delle moto sportive di altissima gamma.
I proclami diramati attraverso il sito aziendale possono apparire un po’ trionfalistici, visto che si dichiara che "ci stiamo impegnando per diventare uno dei principali produttori al mondo di motociclette di alte prestazioni".
Non vogliamo di certo guastare i progetti della Momoto, ma prima di "allargarsi" con le dichiarazioni, forse sarebbe auspicabile dare una guardata al mondo delle supersportive in commercio…
Comunque sia, spulciando con attenzione i piani strategici della Momoto, pubblicati sul sito aziendale, si apprende che la "Casa" malese intende crearsi un nome di rilievo vendendo le ex-FP1 ad una clientela collezionistica selezionatissima, per poi passare a produrre delle cafè racer di alta gamma, di cui però sul sito non c’è traccia.
Lasciando da parte queste curiosità, però, eccoci qui a mostrarvi la Momoto MM1 che altro non è che… la Petronas FP1 con una nuova grafica. Sì perché alla Momoto hanno preferito non toccare nulla; come vedete dalle foto le motociclette sono esattamente le stesse fatte dalla Petronas, comprese anche le sospensioni Ohlins (a cui speriamo abbiano cambiato l'olio...) e le pinze Brembo Triple Bridge assiali che oggi fanno quasi sorridere se viste montate su una supersportiva.
Ora… Ancora una volta non vogliamo rompere le uova nel paniere alla Momoto, ma come pensano di vendere questa MM1 come un oggetto ultraesoterico, se la componentistica è vecchia ormai di sei anni e il motore è accreditato di soli 127,4 cavalli? Non si sono forse accorti che nel frattempo la tecnologia è andata leggermente avanti? Ma soprattutto, si saranno domandati come mai pur con il traino di due nomi come Carl Fogarty e Troy Corser e una vetrina come quella del World Superbike, le Petronas FP1 non hanno mai trovato reali acquirenti?
Come sempre, siamo pronti a ricrederci qualora la Momoto MM1 divenisse un successo di vendite, e a scusarci per aver espresso questi, leciti, dubbi. E siamo pronti a farlo già tra pochi mesi, visto che la Momoto ha già dichiarato che parteciperà all'Intermot di Colonia, il primo salone autunnale al quale OmniMoto.it di certo non mancherà.
Ah, dimenticavamo… sul piano marketing della Momoto, viene dichiarato anche che presto acquisteranno un circuito in Malesia e lo trasformeranno in una struttura di livello internazionale, omologata dalla Fim e dalla Dorna. Se lo dicono loro…