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SBK e MotoGP: ai tempi della crisi

L'assenza della FIM e di strategia condivisa può avere serie conseguenze

MotoGP: SBK e MotoGP: ai tempi della crisi

Al termine di ogni gara della Superbike di quest'anno - ma se vogliamo anche dell'anno scorso - è inevitabile fare un paragone con la MotoGP. "Scontri" sportivi spettacolari di quà, monologhi più o meno solitari di là, adrenalina di qua, superiorità tecnica (talvolta un po' troppo spocchiosa...) di là.

Eppure sarebbe bello - ma non appaia buonista o qualunquista - se entrambi fossero non solo formalmente ma sostanzialmente come appartenenti alla stessa famiglia. Certo, è comprensibile che quando un leader è in crisi reagisca in modo talvolta scomposto - ma questo significa anche che non sa fare il leader... perché le qualità si vedono soprattutto nelle difficoltà - ma questo scontro che coinvolge, ahime, anche tifosi e addetti ai lavori in modo piuttosto squalificante, andrebbe, invece, ribaltato in termini positivi.

CRISI EPOCALE - E' evidente che il comparto della moto è in una crisi che, forse, non si era mai vista. Non stiamo parlando di un cambiamento di genere come avvenne negli anni sessanta quando passò da mezzo da lavoro ed anche di svago, a oggetto di desiderio e di divertimento. Mi riferisco a un calo vertiginoso e soprattutto velocissimo delle vendite rispetto a 5-10 anni fa.

Ed ora bisogna resettare tutto. E' inutile continuare a fare modifiche parziali (vedi MotoGP) occorre rivedere il modello. Ma a chi spetta questa revisione? Ancora una volta manca la FIM, ormai ridotta ad un Aventino gaudente in Svizzera che non ha alcun contatto concreto con la realtà sportiva e che lascia fare - salvo poi intervenire in modo sbagliato - ai promotori.

MisanoNon ci sono, duole dirlo, nella Federazione Internazionale personaggi di tale caratura da potersi confrontare con manager e tecnici di colossi come giapponesi o come le italiane di vertice.

Ed anche le strutture organizzative sono povere e spesso non adeguate agli interessi in gioco.

TAVOLA ROTONDA - Non è auspicabile un unico Campionato - anche se sarebbe la soluzione più facile e logica - ma il mantenerne due vuol dire mostrare la volontà e la chiarezza di idee dei tre interlocutori: Dorna, Infront e FIM. E non sempre questa c'è stata, almeno da parte di due dei tre soggetti.

La soluzione più realistica sarebbe quella degli Stati Generali della moto da corsa dai quali uscire con idee, progetti, soluzioni. Ma chi la potrebbe promuovere? la FIM... lasciamo perdere.

SCELTA PERICOLOSA - Ed oggi ci troviamo nella condizione nella quale, partendo dal presupposto che siamo in piena crisi, alcune Case debbono scegliere tra l'uno o l'altro Campionato (Aprilia? BMW?). Ed allora perché costringere a scelte forse condizionate dal momento in mancanza di prospettive certe?

La pericolosa (ed inutile) sovrapposizione di classi e formule sta creando solo confusione. Con il risultato che alcune Case - poco sensibili allo sport - rimangono alla finestra o decidono di uscirne.

Ecco, perché ci vorrebbe un "Capo" ma dovrebbe avere qualità e, per ora, all'orizzonte non sembrano esserci.

 


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