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Stoner: la MotoGP non è una famiglia

Casey: "Ho nostalgia delle corse di 20 anni fa. C'era più rispetto"

MotoGP: Stoner: la MotoGP non è una famiglia

In attesa di calcare la pista di Montmeló per il 5º appuntamento del campionato MotoGP, Casey Stoner è apparso sereno, nascondendosi fino all'ultimo da sguardi indiscreti, salvo poi concedere un'intima chiacchierata al tavolo della hospitality. Nemmeno l'aver perso un duello con Valentino Rossi a Le Mans sembra avere intaccato la sua serenità.

"A Le Mans avevamo fatto delle modifiche durante il warm-up in previsione di una gara bagnata – ha dichiarato – Putroppo hanno funzionato bene solo parzialmente. Con la pista progressivamente asciutta ho rischiato parecchio, perdendo più di una volta l'aderenza. Tutto sommato, il podio è stato un buon risultato".

Nemmeno i problemi della RC213V sembra preoccupare particolarmente l'australiano.

"I nostri problemi principali restano in condizioni di asciutto. Mi aspetto il chattering soprattutto nelle curve ampie e veloci. Spero, con l'aiuto del meteo, di risolverlo prima di domenica (ride)".

A due settimane dall'annuncio del ritiro, l'australiano non sembra avere rimpianti. Anzi, quasi a ribadire la bontà della sua decisione, ha anche offerto un'analisi approfondita del panorama attuale del motomondiale.

"L'errore più grande è stato il passaggio alle 800 – ha detto – Il ritorno alle 1000 era auspicabile, soprattutto perché si tratta di una cilindrata più appetibile per le case. Ma l'importante è smettere di cambiare il regolamento, perché comporta dei costi enormi per le case, che a loro volta si ripercuotono sui prezzi delle moto per i team satellite".

Le cause del suo abbandono trascendono però la sfera economica.

"Sembra che molti in questo ambiente non guardino al futuro dello sport, come se fossero presi solo dall'avidità. Quando sono in sella, continuo a divertirmi molto; è il contorno che non mi piace. Anche quando mi sarò ritirato definitivamente, continuerò a dispiacermi per certi aspetti di questo sport".

Tra questi, il pilota Honda ha citato con insistenza il fatto che ai piloti della Moto3 e Moto2 non sia più permesso portare i propri motorhome all'interno del paddock, che avrebbe così perso la sua tipica atmosfera.

"Se non avessi potuto dormire nel motorhome agli inizi della mia carriera, non sarei qui oggi. Io e la mia famiglia abbiamo fatto tanti sacrifici per correre, e scelte come questa precludono ogni opportunità ad alcuni giovani piloti. Poi, condividendo il paddock c'era la possibilità di formare dei bei rapporti, di grande rispetto se non addirittura di amicizia".

Possibile che un senso di nostalgia inguaribile per il vecchio mondo delle corse abbia fiaccato l'animo di uno dei piloti più veloci al mondo?

"Non credo di essere all'antica, ma in questo caso avrei voluto nascere 20 anni prima. Erano giorni migliori per le corse. Non necessariamente per lo spettacolo, a volte il gap tra i piloti era davvero ampio, ma i rivali potevano avere un rapporto umano".

Le probabilità di un ritorno di Stoner, anche in veste di wild-card, rimangono per ora minime.

"Non dimentico il passato e i motivi per i quali ho corso. Da piccolo volevo eguagliare Doohan, e sicuramente potrei vincere di più di quello che ho fatto finora. Ma non è questo il punto. Ci sono traguardi altrettanto importanti, se non di più".

A 26 anni di età, avrà molto più tempo del solito per raggiungerli.


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