Lasciamo perdere per un attimo le polemiche tra Valentino e Ducati, sicuramente ci sarà più di un’occasione per ritornare a parlare, e concentriamoci sui problemi che Rossi ha lamentato fin dal suo primo giorno il sella alla Desmosedici. I principali sono una tendenza al sottosterzo e scarsa fiducia dell’anteriore, due difetti che vanno a limitare il Dottore proprio in quella fase delle guida che è stata sempre il suo punto di forza: la frenata e l’ingresso in curva. Vale non riesce a forzare l’entrata, la moto allarga la traiettoria, con la conseguente perdita di tempo che va a influire negativamente sul tempo.
Quello che in molti si chiedono è perché la Ducati vincente nelle mani di Stoner si sia completamente trasformata in quelle di Rossi. Un’ipotesi interessante è quella proposta da Gianni Rolando, pilota in 500 nel Mondiale dal 1978 al 1981, che ha osservato attentamente lo stile di guida dei due piloti. Senza dubbio appartengono a scuole opposte, con l’italiano più rotondo nella scelta delle linee e l’australiano più spigolatore. Ma non sono solo le traiettorie usate a fare la differenza, ma anche la posizione del corpo in curva. Rolando definisce, prendendo a prestito un termine velistico, quella di Casey una “tecnica a effetto spinnaker”. Come si può notare dalla foto a lato, Stoner sporge molto il corpo fuori dalla carenatura nelle curve, soprattutto le più veloci: “la resistenza all’aria del suo corpo molto esposto fa sì che la sua moto venga trascinata verso l’interno dall’attrito, da una parte evitando l’effetto sottosterzante e dall’altra garantendo molto più appoggio alla gomma anteriore – spiega Rolando - L’effetto paracadute offre più carico all’anteriore e permette una maggiore velocità in sicurezza, consentendo a Casey di mantenere la moto più accelerata e meno inclinata rispetto agli altri piloti. La forza centrifuga contrapposta alla resistenza interna dell’aria consente quell’equilibrio fisico che permette di schiacciare maggiormente l’avantreno della moto”.
Questa tecnica comporta molti vantaggi, più velocità in curva rischiando meno, ed è il marchio di fabbrica oltre che il segreto del Canguro della Honda. Con uno stile più composto, come quello della scuola italiana, il corpo rimane più “attaccato” alla moto e quindi meno esposto all’aria, con la conseguenza di soffrire di più il sottosterzo e di fare lavorare meno la gomma, uno dei problemi lamentati in tutto il 2011 da Rossi. Esempio eclatante in questo senso, per Rolando, è Elias: “piega come un matto con il corpo a penzoloni giù dalla moto, e questo non consente alla gomma di lavorare a dovere”. La similitudine con il mondo nautico è azzeccata e Gianni ne sottolinea la dinamica: “osservando le regate si nota che la barca naviga in una direzione trascinata dallo spinnaker che la ‘tira’ di lato, la resistenza con l’acqua e il contrappeso fanno assumere allo scafo quell’equilibrio contrapposto allla direzione del timone che mantenendola in ‘controsterzo’ ne evita il rovesciamento. Negli anni passati per ottenerlo steso effetto vela nei curvoni veloci si sporgeva la gamba all’interno curva per dare maggior carico all’anteriore e sicurezza”.
Rossi è stato uno dei primi a utilizzare la tecnica del piede in “stile motard” in entrata di curva e nei test a Jerez ha provato a utilizzare anche quella “spinnaker”, come si nota dalla prima foto dall'alto. Stessa curva per Stoner, nella seconda foto, in cui si notano una posizione in sella molto simile per i due piloti, ma una traiettoria più stretta, vicina al cordolo interno, per l’australiano. Per un pilota non è facile modificare il proprio stile di guida, soprattutto per chi, come Valentino, non è certo ai primi anni di carriera. Il ducatista sta cercando di adeguarsi a quello che le nuove moto e gomme richiedono, ma questo significa stravolgere uno stile consolidato e affinato negli anni. Un’impresa difficile in cui, a suo dire, la GP12 non l’aiuta.