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Cecchinello: MotoGP, servono le Case

L'analisi del manager: "le CRT non sono una soluzione. Una Moto2 con 500 bicilindriche"

MotoGP: Cecchinello: MotoGP, servono le Case

Lucio Cecchinello ha fatto del motociclismo tutta la sua vita, prima come pilota e poi nei box, da team manager: 10 stagioni alla guida delle 125 con 7 vittorie e 17 anni alla guida del team LCR, che lanciò Casey Stoner nel motomondiale. Quest’anno la sua squadra continua l’avventura in MotoGP con una Honda RC213V affidata al debuttante Stefan Bradl. “Quando inizi un nuovo progetto con un nuovo pilota è sempre fantastico è come essere in luna di miele – dice – Tutto sta andando alla perfezione e onestamente non pensavo di trovare un ragazzo così giovane e insieme intelligente e maturo”.

Lucio osserva la situazione del campionato da una posizione privilegiata e sa bene quanto sia difficile di questi tempi riuscire a trovare gli sponsor necessari per riuscire una stagione nella massima categoria con una MotoGP. Per questo guarda con interesse e insieme apprensione la partita che si sta giocando fra Case e Dorna per il futuro del campionato. “La realtà è che il motorsport sta attraversando un momento difficile - afferma - prima c’è stato il ritiro delle industrie del tabacco e poi la crisi economica che ha obbligato le aziende a ridurre i proprio budget per le sponsorizzazioni. In queste condizioni, penso che il nostro sport abbia forse reagito troppo velocemente, cambiando troppe regole. Credo che quando le cose si fanno difficili, bisogna fermarsi e pensare a cosa fare. Non sarebbe certo una buona cosa perdere le Case in MotoGP, per questo spero che Dorna, MSMA e FIM riescano a redigere un regolamento tecnico che mantenga l’interesse delle case. La mia opinione è che forse dovremo indirizzare lo sviluppo in vista dell’utente finale, delle persone che comprano le moto. Abbiamo bisogno di creare una nuova visione, delle regole che passano aiutare a vendere le moto di serie”.

Cecchinello non crede che le CRT possano rappresentare la soluzione a tutti i problemi della MotoGP, soprattutto per la minore attrattiva nei confronti si sponsor e partner tecnici. Questo è il motivo per cui il manager veneto non ha preso in considerazione la possibilità di correre con una derivata di serie. “Ogni team ha una propria storia – spiega - La nostra, per quanto riguarda il rapporto cogli sponsor, è basata sul nostro coinvolgimento con Honda e sull’utilizzo di un prototipo. Le aziende che collaborano con noi vogliono farlo con il top della tecnologia, è questo che li aiuta a vendere i propri prodotti. Se avessi scelto di correre con una CRT, Elf, per esempio, sarebbe stata sicuramente la prima azienda a dirmi di non essere più interessata ad aiutarmi”.

Alla lucida analisi di Lucio non sfugge neanche la classe intermedia del motomondiale, quella Moto2 che se garantisce grande spettacolo in pista non attira investitori e sponsor. In questo caso pesa soprattutto la mancanza delle Case, essendo questa categoria legata a un fornitore unico di motori, la Honda. “Siamo in un periodo di transizione e non credo che la Moto2 debba usare motori di 600 cc per sempre - è il pensiero di Cecchinello - Penso anche che il mono-propulsore non sia una buona idea, perché allontana l’interesse degli altri costruttori. Per prima cosa, mi piacerebbe che la Moto2 diventasse una classe aperta a più costruttori e poi che si passasse a dei motori di 500 cc, due cilindri a quattro tempi. Questo renderebbe per le case sviluppare un nuovo propulsore, rendendo modulabili i propulsori della tre classi: monocilindrici 250, bicilindrici 500 e 4 cilindri 1000. Poi mi piacerebbe vedere le aziende vendere delle 500 bicilindriche di serie a un prezzo ragionevole, in questo momento il mercato europeo si sta contraendo perché molte persone non possono permettersi di comprare una moto, nemmeno una 600. Sarebbe bello riuscire ad attirare nuove case, penso che sia Aprilia che KTM potrebbe costruire un 500 bicilindrico”.

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