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Concessionaria moto a Catania: titolare suicida

Era notissimo in zona: polemiche sui motivi all'origine del gesto

Moto - News: Concessionaria moto a Catania: titolare suicida

Roberto Manganaro, imprenditore 47enne, molto noto a Catania per la sua attività (concessionaria di moto), è stato trovato morto nella notte tra il 31 dicembre 2011 e il 1° gennaio 2012. Inizialmente, si pensava che i debiti fossero all’origine del gesto. L’uomo s’era visto costretto, suo malgrado, a tagliare sul personale. D’altronde, non sarebbe stato certo il primo caso: la recessione colpisce durissimo le famiglie italiane, specie il ceto basso e medio; e le cronache degli scorsi giorni raccontano di diversi suicidi dovuti ai debiti.

Ma la famiglia del suicida è intervenuta prontamente: Manganaro - stando ai familiari - non si è tolto la vita per colpa della crisi, né perché aveva dovuto licenziare i suoi dipendenti. Alla base, c’è invece la depressione. È proprio il fratello di Roberto, Giuseppe, amministratore della "Manganaro Raffaele e company srl", a spiegare in una nota: "Contrariamente a quanto infondatamente riportato da alcuni media, la situazione economica, patrimoniale e finanziaria è a oggi sana e trasparente e per nulla compromessa dalla pur nota congiuntura economica che, tuttavia, impone ovviamente politiche gestionali finalizzate all’ottimizzazione dei costi". Insomma, riduzione dei dipendenti sì; ma c’era dell’altro. "Roberto Manganaro - ha aggiunto il fratello -, uomo di grande rigore morale e da sempre animato da elevati principi di solidarietà e correttezza, era purtroppo affetto da molto tempo da una grave forma di depressione, aggravatasi negli ultimi mesi, che lo ha privato di una lucida considerazione della realtà che lo circondava".

A prescindere dalla vera ragione che ha indotto l’uomo al gesto estremo, il quadro generale delle concessionarie italiane di auto e di moto non è per nulla roseo. Le vendite sono in picchiata, lo Stato non aiuta più con gli incentivi, e anzi la tassazione su chi possiede un veicolo si sta via via appesantendo. Se poi gli istituti di credito tagliano i rubinetti dell’ossigeno, la situazione si fa davvero durissima. Non ci stupiremmo se anche altri venditori navigassero in cattive acque e fossero costretti a licenziare. Non per niente sulla più recente tragedia è intervenuto Nino Nicolosi, vicepresidente catanese di Confcommercio, spiegando che il suicidio suona come un campanello d'allarme per tutta la categoria dei piccoli e medi imprenditori, onesti ma obbligati a ridurre personale.

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