Findlay, l'uomo che sognò di battere Ago

VIDEO Jack The Fast vinse 3 GP in 500 e il titolo della Coppa FIM 750

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La MotoGP viene tacciata ogni giorno di stare prendendo una deriva pericolosa, quella di permettere di vincere solo ai piloti dei team ufficiali, lasciando le posizioni di rincalzo. Il podio non è cosa per piloti di squadre satellite, figurarsi la vittoria, mentre dei privati si sono perse ormai da anni le tracce. Le speranze di chi spera che il romanticismo e la passione possa vincere sui budget milionari sono tutte riposte nei CRT, i Davide del Motociclismo moderno che il prossimo anno proveranno ad abbattere i Golia Ducati, Honda e Yamaha. Sulla carta sembrerebbe poco più di un sogno visti i risultati nei test invernali, un’impresa che farebbe rivivere l’epoca eroica del motomondiale, quando un privato poteva salire sul podio e addirittura vincere un Gran Premio.

Uno dei simboli di tutti dei piloti privati è Jack Findlay, australiano trapiantato in Europa che corse ben 21 stagioni, dal 1958 al 1978. Nato a Shepparton il 5 febbraio del 1935, Jack The Fast debuttò nel circus iridato all’età di 23 anni su una delle moto preferite dai privati di quegli anni, la Norton Manx. Nella sua carriera disputerà gare in tutte le classi dalla 50 alla 750, passando per 125, 250, 350 e 500.

Nel 1971 uscì nelle sale un documentario, firmato dal regista Jerome Laperrousaz, di cui Findlay è protagonista: Continental Circus. Girato tre anni prima, il film racconta la stagione del 1968 in cui Jack, sulla Matchless McIntyre monocilindrica, riuscì a conquistare il secondo posto nel Mondiale 500, dietro solo alla MV Agusta tre cilindri di Giacomo Agostini.

L’italiano e l’australiano, con l’inconfondibile casco azzurro con il canguro bianco sulla fronte, rappresentano le due facce del motomondiale. Ufficialissimo il primo, sempre attorniato dai suoi meccanici, privatissimo il secondo, che vestiva i panni di autista, meccanico e pilota. Se Ago arrivava in circuito al Sachsenring a bordo di una fiammante Porsche, Jack guidava un vecchio Ford che gli faceva da camion, casa e officina. Al suo fianco la moglie Nanou Lyonnard, l’altra metà della squadra, sua cuoca, infermiera, confidente, addetta alle segnalazioni ai box. Sempre presente per condividere quell’enorme passione e tutti i pericoli che ne derivavano, in anni in cui la morte era una presenza costante in quesi tutte le gare.

Findlay vinse la prima gara della sua stagione nel 1971, al Gran Premio dell’Ulster, 13 anni dopo il proprio debutto nelle corse, su una Suzuki due tempi modificata da lui stesso. Nella sua carriera ha guidato innumerevoli moto, dalla Norton, alla Mondial, alla Matchless, a Suzuki e Yamaha, passando per Aermacchi, Bultaco e Jada, fino ad arrivare alla Linto, prototipo progettato da Lino Tonti. Nel Mondiale vinse 3 Gran Premi tutti in 500, oltre la gara dell’Ulster, il TT all’Isola di Man nel 1973, disertato dai piloti ufficiali, come successe anche nella gara della terza vittoria di Findlay, il GP del Salzburgring nel 1977.

Jack riuscì anche a conquistare un titolo nel 1975, sulla Yamaha TZ, quello della Coppa FIM 750, che diventerà Mondiale due anni più tardi, davanti a un campione del calibro di Barry Sheene. Naturalmente fu una vittoria da pilota privato, dopo che Findlay assaporò il gusto di correre da ufficiale per SAIAD, l’importatore italiano Suzuki, nel 1973 e nel 1974.

Jack The Fast disputò la sua ultima stagione nel 1978 sulla Suzuki, all’età di 43 anni. Si è spento il 19 maggio del 2007, a ricordarlo rimangono la parole della canzone Blues for Findlay a lui dedicata, scritta dal gruppo prog rock Gong per i titoli di testa del film Continental Circus. “Corridore motociclista, il più grande pilota privato del mondo, sono subito dietro di te Agostini e un giorno o l’altro ti prenderò”.

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