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Gli anni prima di MotoGP e CRT

VIDEO I piloti privati e vincenti da Middelburg a van Dulmen negli anni ruggenti

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Con i motori spenti lontani dai circuiti per la pausa invernale, a risuonare sono le voci di addetti ai lavori e semplici appassionati sulla novità del 2012, il debutto dei CRT. La nuova formula voluta da Dorna per affollare la griglia di partenza della MotoGP ormai ridotta ai minimi termini ha ricevuto – tante – critiche e – pochi – plausi. I tempi fatti registrare negli ultimi test di novembre non fanno presagire nulla di buono per i piloti che il prossimo anno correranno con quelli che vengono definiti semi-prototipi dai fautori della nuova categoria, o Superbike mascherate dai critici più realisti.

La passione non si misura però solo coi tempi sul giro e la speranza dei più romantici fra i tifosi è che un figlio del dio minore del motociclismo possa riuscire nell’impresa di battere le ipertecnologiche moto di Honda, Yamaha e Ducati. Una mission impossible degna di un colossal hollywoodiano, che avrebbe il sapore della rivincita della passione sui soldi (tanti) messi in campo dalle Case presenti ufficialmente.

La MotoGP non è mai stata una classe per i piloti privati, addirittura ne sono rimasti scottati costruttori dal ricco palmares come Aprilia, Kawasaki e Suzuki, ritiratesi senza avere raccolto niente o poco più (a parte la Suzuki, vincente ai tempi delle 500 2 tempi). Con l’introduzione dell’800 nessun pilota che non fosse in un team ufficiale è mai riuscito a conquistare la vittoria di un Gran Premio. Anche per i successi di Toni Elias e Marco Melandri nel 2006 con le 990cc è difficile parlare di piloti privati, semmai di piloti di una squadra satellite, come il team Gresini per cui correvano.

Anche andando indietro negli anni e passando alla 500 la situazione non rivela grosse sorprese, nel 1964 il privato Jack Ahearn su Norton Manx riuscì ad aggiudicarsi il Gran Premio di Filandia a Imatra solo perché l’ufficiale MV Agusta Mike Hailwood non prese parte alla gara avendo già ottenuto matematicamente il titolo con due gare di anticipo.

Le più grandi soddisfazioni nel Mondiale i piloti privati se le presero tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80. Era il 1976 quando la Suzuki mise in vendita le repliche della XR14, le RG Mk1. Fin dal loro debutto permisero ai privati di mettersi in luce e salire sul podio e sulla moto giapponese salirono tra gli altri Phil Read, Marco Lucchinelli, Virginio Ferrari, Jack Findlay, Teuvo Lansivuori, Philippe Coulon. In quello stesso anno nel GP di Filandia Pat Hennen conquistò la prima vittoria per una Suzuki privata e la prima un di pilota statunitense nel Mondiale.

Nel 1977 fu il “gigante bianco” Wil Hartog a salire sul gradino più alto del podio ad Assen, battendo l’ufficiale Barry Sheene. Sempre nello stesso anno Jack Findlay ripetè l’impresa al Salzburgring ma in circostanze del tutto speciali. Molti dei piloti più forti, tra cui Barry Sheene che aveva ottenuto la pole position, disertarono la gara della 500 in segno di protesta per le scarse condizioni di sicurezza del tracciato dopo la morte nella gare della 350 di Hans Stadelmann.

Boet van Dulmen precede Marco LucchinelliIn circostanze simili Dennis Ireland vinse nel 1979 a Spa-Francochamps in una gara in cui i migliori piloti non scesero in pista a causa delle condizioni del tracciato dopo la riasfaltatura. Fu invece una vittoria ad “armi pari” quella conquistata dall’olandese Boet van Dulmen nello stesso anno ad Imatra, tracciato cittadino pericolosissimo, con passaggi su rotaie del treno e curve veloci costeggiate dalle betulle o fra i marciapiedi delle rotonde. In quell’occasione van Dulmen, che faceva, e fa tutt’oggi, il camionista per finanziarsi le corse, precedette sul traguardo Randy Mamola, anch’egli su una Suzuki privata, e Sheene.

E come non ricordare il 4° posto nel mondiale di Franco Uncini, con la Suzuki, che arrivò 2° a Misano nel 1980? Le ultime due vittorie di un pilota privato portano la firma di un altro olandese, Jack Middelburg, che vinse, sempre nel 1980, ad Assen con la Yamaha TZ e nel 1981 a Silverstone, questa volta con la Suzuki. Nel 1983 fu la Honda a fare debuttare la sua moto per i privati, la RS che non riuscì a ottenere i risultati né delle TZ né delle RG. Il miglior risultato di questa moto fu il secondo posto di Simon Buckmaster e il terzo di Michael Rudroff nel Gran Premio delle Nazioni del 1989  a Misano vinto da Pierfrancesco Chili, unico dei piloti ufficiali a scendere in pista dopo che gli altri ufficiali avevano deciso di boicottare la gara per l'impraticabilità dell'asfalto, steso male, e troppo scivoloso.

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Fra le “progenitrici” delle CRT si potrebbero citare anche le Yamaha con telai ROC ed Harris degli anni ’90, anche se in questo caso i motori non erano derivati dalla serie ma puri prototipi. I privati non riuscirono comunque più a puntare alla vittoria e il miglior risultato per la ROC fu il terzo posto a Donington di Niall Mackenzie nel 1993.

Finisce con questo risultato l’era dei privati, costretti a scomparire dalla griglia di partenza con l’introduzione delle quattro tempi, per ritornare dal 2012 dalla porta di servizio dei CRT. Se riusciranno a ripetere le imprese dei loro predecessori sarà solo la pista a dirlo.

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