Cadalora, re senza la corona della 500

VIDEO Un titolo in 125, due nella 250 e le battaglie contro Doohan in 500

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Gli anni ’80 e ’90 nella classe regina del motomondiale, la 500, furono dominati dai piloti statunitensi e australiani. Dopo la doppia vittoria italiana di Marco Lucchinelli prima e Franco Uncini poi, nel 1981 e nel 1982, l’albo d’oro del motomondiale, mentre si chiudeva l'epopea di Kenny Roberts, iridato dal 1978 al 1980,  porta la firma solo di piloti a stelle e strisce o provenienti dalla terra dei canguri: Eddie Lawson, Freddie Spencer, Wayne Gardner, Wayne Rainey, Kevin Schwantz, Mick Doohan. Solo nel 1999 un pilota europeo riuscì a interrompere questo dominio incontrastato, con Alex Criville che si aggiudicò il titolo che segnò la fine di un’epoca.

Tempi duri nella massima cilindrata per l’Italia a due ruote che all’inizio degli anni ’90 affidò tutte le sue speranza a Luca Cadalora. Modenese classe 1963 entrò nel mondo delle corse grazie all’appoggio dei fratelli Villa, con cui debuttò nel campionato italiano Juniores nel 1981. Passò al Mondiale tre anni dopo con la MBA conquistando un podio in Germania, ma l’anno della sua consacrazione sarà il 1986 in cui si laureò campione del mondo con la Garelli.

L’anno successivo approdò in 250 con la Yamaha con cui correrà quattro stagioni, la migliore delle quali, l’ultima nel 1990, nel team gestito da Giacomo Agostini, si classificò terzo alla fine del campionato. Nel 1991 passò alla Honda con Erv Kanemoto vincendo il titolo sia in quell’anno che nel successivo e aggiudicandosi 15 gare. Le immagini del video qui sotto si riferiscono proprio a quel primo anno e alla battaglia che Cadalora ebbe a Misano con Helmut Bradl, padre di Stefan, campione del mondo della Moto2 in questa stagione. Stile pulito e impeccabile per il modenese che non si tirava indietro nemmeno nelle bagarre più accese, come dimostrò l’arrivo gomito contro gomito con il rivale tedesco.

Nel 1993 Luca passò in 500 e torna alla Yamaha, a fianco di Wayne Rainey, conquistando la vittoria di due Gran Premi, in Gran Bretagna e in Italia, sul circuito di Misano nella gara in cui il compagno di squadra rimane paralizzato in seguito a una caduta. Diventato la prima guida della Yamaha, Cadalora cercò di adattare la due tempi giapponese al suo stile di guida, morbido e pulito, l’opposto di quello dei piloti americani. La sua migliore stagione sarà il 1994, quando arrivò secondo in campionato alle spalle di Mick Doohan, il suo più grande rivale in 500. Le immagini del video, con il sorpasso all’esterno dell’italiano sull’australiano, si riferiscono alla gara di Eastern Creek in quella stagione.

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Nel 1995 continuò con la Yamaha, ma trovò il più grande avversario nei pneumatici Dunlop che equipaggiavano la sua moto. La prima rottura con il costruttore anglo-giapponese avvenne nel Gran Premio del Giappone, dove Cadalora corse con un’anteriore Michelin e un posteriore Dunlop. Alla fine della stagione Cadalora finì terzo, con due vittorie: in Repubblica Ceca e in Brasile. L’anno successivo tornò in Honda con un team gestito da Erv Kanemoto nella speranza di potere lottare ad armi pari con Doohan, ma la Casa di Tokyo non riservò all’italiano lo stesso trattamento del campione del mondo e Luca non riuscì ad andare di nuovo oltre al terzo posto finale, con due vittorie.

Nel 1997 disputò l’ultima stagione completa in 500 su una Yamaha in netta crisi tecnica. L’anno successivo disputerà ancora due gare con la moto della Casa sei tre diapason, ritirandosi a Jarama per un guasto mentre stava lottando per la vittoria, e una con la Suzuki. Nel 1999 è sulla Muz Weber in alcune gare europee senza riuscire a conquistare risultati di rilievo, mentre nel 2000 salì sulla Modenas KR3 di Kenny Roberts per due Gran Premi. Nello stesso anno debuttò anche in Superbike, a Donington sulla Ducati 996 in sostituzione all’infortunato Carl Fogarty, un’esperienza che non ripeterà.

Dopo il ritiro dalle gare Cadalora, fine collaudatore, ha collaborato come tester per svariate Case, dalla Ducati, alla BMW per il progetto MotoGP che non vide mai la luce.

Oggi Cadalora si diverte (sempre più di rado) a fare qualche giro in pista, ma più spesso armeggia con i micromodelli in scala, od i computer.

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