Barry Sheene, l'ultimo baronetto

VIDEO Inghilterra contro America: il duello con Kenny Roberts

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La faccia di Paperino con gli occhi sgranati domina il casco, mentre sotto la visiera si intravedono gli occhi furbi e allegri, sul cupolino il numero 7. Barry Sheene fu l’ultimo pilota inglese a vincere un campionato del mondo nel motomondiale, nel 1976 e nel 1977 in 500 con la Suzuki. Barry, nato nella periferia di Londra e avvicinatosi alle corse grazie al padre Frank, debuttò in quello che veniva chiamato Continental Circus nel 1970 in 125 con la Suzuki, salendo sul podio nel Gran Premio di Spagna. L’anno seguente corse nelle classi 125 e 50 e disputò alcune gare in 250, finendo 2° nell’ottavo di litro.

Il 1973 è l’anno della sua prima stagione nella classe regina, dove corse sempre per la casa di Hamamatsu fino al 1984, con una parentesi in Yamaha dal 1980 al 1982. Nella sua carriera Sheene vinse 19 gare, salì 40 volte sul podio e ottenne 19 pole position nella mezzo litro.

Oltre ai risultati sportivi, Barry s’impose al pubblico per la sua immagine così diversa da quella dei piloti dell’epoca e più simile a quella delle rockstar di cui era amico. Capelli lunghi, sigaretta appoggiata alle labbra, accompagnato sempre da belle ragazze a bordo di macchine di lusso (mitica la sua Rolls Royce targata "BS7"), come i Beatles fu insignito del titolo di baronetto. Fu il primo pilota a usare colori sgargianti per tuta e moto e ad essere legato indissolubilmente a un numero fino a farlo diventare un simbolo, il 7. Barry non lo abbandono mai, nemmeno per l’1 quando vinse il titolo, anticipando di anni un vezzo diventato comune con Valentino Rossi e che all'epoca - ricordiamolo - non esisteva.

Sheene non era solo un personaggio estroso, ma un pilota di grande talento capace di non arrendersi ai tanti infortuni che costellarono la sua carriera, come quando cadde a quasi 300 Km/h sul Banking di Daytona con la Suzuki 750 nel 1975 a causa dello scoppio del pneumatico posteriore. Fu operato al femore e riportò diverse altre fratture,  40 giorni dopo era di nuovo in pista a Salisburgo, ma dovette rinunciare alla gara perché le sue condizioni fisiche non gli permisero di partire a spinta come prevedeva il regolamento.

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Estroso nella vita come in pista, un altro inglese, Phil Read, ha ricordato con un aneddoto quale fosse il rapporto che lo legava ai suoi tifosi: “al Mugello, mi pare fosse GP Italia del ‘77 o del ’78, nella 500 mentre inseguiva Roberts rimediò una sbandata paurosa ma rimase in piedi. Il giro dopo, nello stesso punto in piega fece il gesto di chi si asciuga il sudore dopo uno spavento... ci fu un boato tra il pubblico!”.

Con l’ingresso di Kenny Roberts nel Circus, Sheene trovò sulla sua strada un rivale imbattibile, con cui ingaggiò molti duelli. Come quello a Silverstone nel 1979 in cui l’americano riuscì a precedere l’inglese di soli 3 decimi sul traguardo dopo una lotta durata per tutta la gara. Terzo sul traguardo fu Wil Hartog, precedendo Virginio Ferrari, che in quell’anno di classificò 2° nella classifica finale, dietro a Roberts e davanti a Sheene.

Barry se n'è andato il 10 marzo del 2003 per una malattia che non gli ha lasciato scampo e che sempre ci fa ripensare con angoscia ad un suo gesto tipico: quello di strappare il filtro della Gauloises, prima fi furmarla. Del resto per uno che aveva bucato la mentoniera del suo casco AGV, per dare l'ultima boccata prima del via, cosa c'era da aspettarsi? Anche perché, all'arrivo, subito dopo il bacio con Stephanie McLean, sua moglie, ex modella di Playboy, subito dopo il bacio c'era la paglia.

Fluente in francese, spagnolo ed italiano, Sheene è stato il primo pilota moderno a metà degli anni '70, raccogliendo perfettamente l'eredità di Giacomo Agostini anche lui così in anticipo sui suoi tempi già negli anni '60.

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