Ogni sport vive di sfide, a volte solitarie, contro se stessi, ma più spesso il confronto è fra due atleti, capaci con le loro imprese di infiammare gli animi e dividere le tifoserie. Il motociclismo non fa eccezione e all’inizio degli anni ’90 erano due i nomi capaci di concentrare su di sé tutta l’attenzione: Kevin Schwantz e Wayne Rayney. Entrambi americani, texano il primo e californiano il secondo, corsero tutta la loro carriera per una sola marca, la Suzuki per Kevin e la Yamaha per Wayne.
I numeri incoronano Rainey come il più forte, con tre titoli mondiali vinti e 24 GP contro un solo campionato e 25 gare per Schwantz. Ma i numeri non dicono tutto ed è difficile sapere quale dei due fosse il più veloce. Funambolico e sempre sopra le righe il texano, che una volta dichiarò “andare in moto è la cosa più bella che si possa fare vestiti”, determinato e duro il californiano.
Schwantz era il beniamino delle folle, genio e sregolatezza insieme e dotato di un talento cristallino guidato da puro istinto. Luca Cadalora qualche anno fa ricordò un aneddoto che descrive la mentalità di Kevin: ad un meccanico che gli chiedeva quale marcia avesse impiegato in una certa curva, rispose: “e che ne so? Io le marce le tolgo e le metto fin tanto che non mi pare di aver trovato quella giusta”. Più posato e concentrato invece Rainey, determinato a vincere senza mai lasciare nulla di intentato. Una rivalità finita troppo presto, quando a Misano, il 5 settembre del 1993, la carriera di Wayne si interruppe a causa dell'incidente che lo lasciò paralizzato.
I loro duelli sono entrati nella storia delle due ruote, primo fra tutti quello ad Hockenheim nel 1991 quando i due corsero carena contro carena fino all’ultimo giro. La Suzuki soffriva le prestazioni della Yamaha sui lunghi rettilinei del circuito tedesco, ma Schwantz fece il suo capolavoro all’ultimo giro, all’entrata del Motodrom, dopo che nel rettilineo precedente Rainey lo aveva affiancato in accelerazione. Una staccata che è entrata nella leggenda e che ha regalato a Kevin la seconda delle 5 vittorie conquistate in quella stagione, in cui si classificò 3°, mentre Rainey con 6 vittorie e 13 podi si riconfermò campione.
La rivalità tra i due americani nacque fin dagli esordi nel motomondiale, già nel 1989 i due incrociarono le ruote nel primo Gran Premio della stagione. La pista era quella di Suzuka, una delle preferite di Kevin che sull’asfalto giapponese collezionò 4 vittorie e 7 podi su 8 partecipazioni. Sulle potenti e leggere due tempi, Schwantz e Rainey incrociarono più volte le loro traiettorie per tutta la gara. L’ultimo giro iniziò con il pilota della Yamaha al comando, ma il texano riuscì a superarlo e, non senza prendersi qualche rischio, a tenerlo alle proprie spalle fino alla bandiera a scacchi. Terzo in quella gara fu Eddie Lawson, su Honda, staccato di più di 30 secondi dalla coppia di testa.
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