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CBR1000RR: SBK per tutti i "polsi"

LA PROVA A Portimao la nuova CBR si conferma facile in ogni frangente

Moto - Test: CBR1000RR: SBK per tutti i

Per provare la CBR1000RR, la nuova maxi sportiva di casa Honda, bisogna andare in circuito, l'unico luogo dove è possibile scaricare liberamente la tanta potenza che offre. La pista prescelta è quella lusitana di Portimao, riconosciuta all’unanimità come una delle più impegnative per motore e ciclistica.

Le CBR sono lì, parcheggiate lungo la pit lane e già si mostrano più aggressive del precedente modello, grazie al rinnovato gruppo ottico che sembra strizzare l’occhio al pilota in arrivo. Per la nostra prova abbiamo a disposizione la versione con l’ABS ed avremo modo di effettuare il test con gomme Bridgestone di primo equipaggiamento ed in “mescola” di tipo medio.

In sella ci si sente subito a casa, visto che la posizione di manubri e pedane è rimasta la stessa, come del resto la conformazione del serbatoio. Si tratta della solita amichevole CBR che non sarà sportivissima come altri modelli sul mercato, ma che è in grado di attirare una clientela più eterogenea. Girando la chiave di accensione si nota subito la nuova strumentazione digitale con un chiaro contagiri a barre, oltre a tachimetro, l’indicatore della marcia inserita e quant’altro.

La Honda CBR1000RR in pista a PortimaoAppena si sollecita il pulsante di accensione, il motore non si fa pregare e fa sentire la sua voce. È quella piacevole di sempre. Dentro la prima, un filo di gas ed è già tempo di mettere seconda e terza per uscire dai box. La pista potrebbe creare qualche timore reverenziale, ma in sella alla CBR si sente di avanzare con un alleato.

Bastano poche curve per trovare la posizione ideale in moto e mentre si scaldano i pneumatici di serie, ruotando prudentemente il gas, si avverte una spinta mai aggressiva e lineare, grazie al nuovo setting del sistema elettronico. Il contagiri sale da quattro - cinquemila giri senza esitazioni, ma il bello deve ancora arrivare. Sul lungo rettilineo del traguardo, c’è modo di scaricare tutta la potenza ma prima occorre fare attenzione al dosso che, in uscita dall’ultima curva, nasconde il muretto dei box. Il motore ora canta sul serio mostrando un picco di potenza oltre i 9.500 giri indicati prima di crescere fin oltre i 12.000.

Nell’impegnativa staccata dopo il traguardo c’è modo di fare la conoscenza con la nuova forcella che assicura una migliore stabilità in frenata. Giro dopo giro, le difficili curve ed i saliscendi da Luna Park provano ripetutamente a mettere in crisi la ciclistica della CBR, ma l’inedito ammortizzatore posteriore sembra poter garantire una buona trazione, anche se non eccezionale. Del resto con gli pneumatici di primo equipaggiamento, non si può pretendere troppo. In certi frangenti, piuttosto, si potrebbe gradire il traction control che continua a mancare sulla maxi di Tokio, specialmente in uscita dai tornantini che si arrampicano in salita.

Le reazioni della moto, comunque, rimangono sempre molto prevedibili, mettendo a suo agio piloti di tutte le taglie e dal diverso “polso”. Anche i nuovi cerchi sembrano lavorare bene, pur facendo fatica a percepire il miglioramento della maneggevolezza.

La Honda CBR1000RR in pista a PortimaoMontando le gomme più performanti la CBR migliora ancora il suo comportamento. Una nuova taratura delle sospensioni – più rigida ed adatta alle coperture in "mescola" – le conferisce una maggiore trazione, avvertibile fin da subito. Ma è in particolare il reparto anteriore a comunicare più sicurezza e ad invitare a farsi più aggressivi in ingresso e centro curva. Anche arrivando con i freni tirati, è difficile avvertire il lavoro dell’ABS e soltanto staccando forte in fondo al rettilineo principale - a quasi 280 all’ora indicati - c’è il rischio che il sistema entri in funzione, soprattutto a causa della conformazione “movimentata” della pista.

Tirando le somme, dopo aver provato la CBR 1000 RR con pneumatici più o meno adatti alla pista, si ha la sensazione che la caratteristica chiave della moto rimanga la sua facilità d’uso, persino migliore delle precedenti versioni. Il motore non eccelle come prestazioni assolute, ma regala un’erogazione pulita fin dai bassi, senza esitazioni e senza sorprese.

Si tratta sicuramente di un’intelligente evoluzione, senza rischiose rivoluzioni che avrebbero potuto rendere la moto meno familiare a chi la conosce da una vita e la usa prevalentemente su strada.


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