Chicho Lorenzo: Non si è fatto abbastanza

Il padre di Jorge risponde alle critiche per le parole su "Sic"

La morte di Marco Simoncelli, oltre ad aver toccato migliaia di persone, ha sollevato alcune riflessioni importanti. Giacomo Agostini ha ricordato come le attuali gomme della MotoGP stiano diventando sempre più longeve e performanti, aggiungendo però che sono i piloti stessi a chiedere determinate prestazioni. Randy Mamola ha proposto di limitare l’elettronica, che aiuta in molte circostanze ma rende anche innaturale il comportamento della moto.


Le dichiarazioni più controverse sono tuttavia arrivate da Chicho Lorenzo, padre di Jorge, che in un programma radio spagnolo avrebbe accusato Simoncelli di scarsa preparazione mentale alle corse, dichiarando che un incidente del genere era probabile che capitasse a “Sic” più che ad altri. Le critiche non si sono fatte attendere, con lo stesso Jorge Lorenzo che ha pubblicamente dichiarato via Twitter di vergognarsi per le dichiarazioni del padre.


In risposta, Chicho Lorenzo ha pubblicato una lunga e controversa lettera – della quale potete leggere alcuni passaggi – per chiarire il contesto delle sue affermazioni e offrire alcune riflessioni sul motociclismo odierno.


TRAGEDIA EVITABILE“La morte di Marco Simoncelli non sarebbe mai dovuta accadere. Così come la morte di qualsiasi atleta mentre pratica lo sport o le numerosi morti premature che accadono ogni giorno e che etichettiamo come ingiuste. Ma mi sembra che non si siano prese le giuste contromisure per troppo tempo, affidandosi alla provvidenza, mentre invece gli indizi portavano al fatto che ciò che è successo dovesse accadere prima o poi”.


MANCANZA DI FORMAZIONE“Gli incidenti più gravi sono spesso il risultato di una combinazione di fattori che, se presi singolarmente, non risulterebbero pericolosi. Non si possono eliminare tutti questi fattori, perché alcuni sono inerenti alle corse di moto, ma se ne possono sempre eliminare alcuni o ridurre altri al minimo, il che diminuirebbe il numero di incidenti mortali. Il primo di questi fattori è la mancanza di preparazione o formazione dei piloti, dal momento che la licenza da pilota si può comprare presentando una fotocopia del documento di identità e un paio di fotografie. Se escludiamo le cadute dovute a problemi meccanici, manovre di altri piloti, o oggetti e liquidi sulla pista (come quella di Marc Marquez nelle prove libere a Sepang), vediamo come il resto delle cadute siano errori del pilota, decisioni equivoche, mancanza di controllo, etc. Tutto ciò si può ridurre con una formazione adeguata, che oggigiorno non esiste né si deve dimostrare per diventare piloti. Bisognerebbe creare dei filtri che possano passare solo i piloti più preparati, sanzionare le cadute e soprattutto i casi di guida pericolosa per se o per gli altri”.


MAGGIORI SANZIONI DISCIPLINARILa squalifica è una manna per alcuni piloti, una maniera assai persuasiva per farli smettere di cadere o far cadere i rivali. Lo so per esperienza. Nella carriera di Jorge, la sanzione ricevuta in Giappone nel 2005 ha sancito un cambio di rotta. Il campanello di allarme (per Simoncelli, ndr) avrebbe dovuto suonare ai primi sintomi, che invece andarono ripetendosi e diventarono sempre più evidenti, senza che nessuno prendesse provvedimenti. Solo un pilota (Jorge Lorenzo, ndr) si lamentò di una guida con troppi errori e contatti superflui, e l’hanno quasi crocefisso per questo”.


EVOLUZIONE ECCESSIVA E DISCONTINUALa velocità e il peso delle moto sono aumentati progressivamente, ma alcuni circuiti furono progettati 30 o 40 anni fa e quelli più moderni sono concepiti soprattutto per la Formula 1, uno sport con necessità completamente diverse dalle moto in termini di sicurezza dei piloti. Bisogna progettare circuiti che diano maggiore importanza alla tecnica del pilota, e diminuire la cilindrata e il peso delle moto quanto più possibile. Inoltre manca un’associazione che difenda gli interessi e diritti dei piloti, soprattutto la sicurezza”.

* Nel pubblicare questa lettera non vogliamo in alcun modo supportare le considerazioni ivi espresse. Il fatto che anche Jorge Lorenzo abbia criticato pubblicamente le dichiarazione del padre mette indubbiamente in discussione il punto di vista di una persona che, nonostante l’esperienza nelle corse, non frequenta gli eventi della MotoGP da tempo. Rimangono purtroppo alcuni interrogativi importanti su come migliorare la sicurezza e diminuire i rischi di questo sport meraviglioso che però, come ha detto Nicky Hayden, a volte può essere davvero crudele.



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