Checa: "Ora mi sento in pace"

A 39 anni, Checa ha trovato sè stesso e sensazioni inattese

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Dopo 18 anni nel mondo delle corse, Carlos Checa si trova finalmente sul tetto del mondo. Il suo primo titolo iridato corona una lunga carriera, fatta di alti e bassi, che ha portato lo spagnolo a raggiungere una maturità sportiva, e umana, forse inattesa.


Dopo il debutto nel ’93, il “Toro” vince il suo primo gran premio solo quattro stagioni dopo, sul circuito del Montmelò, e rimane lontano dalle posizioni alte della classifica. Nel 1998, dopo un avvio di stagione promettente, Checa rischia la vita in una caduta a Donington.


A quel punto, il destino poteva escluderlo per sempre dal mondo delle corse, precludendogli il sogno di ogni pilota: arrivare davanti a tutti. Invece il Toro ha continuato a caricare, superando i momenti difficili e lottando contro i suoi demoni fino ad approdare nel campionato di derivate di serie nel 2008. Da lì in poi, lo spagnolo ha risalito rapidamente la china, collezionando 19 vittorie e 39 podi.


“Per quello che ha significato per me e per l’affetto mostrato dalla gente in Spagna, questo titolo rappresenta, più che una vittoria, una vera e propria conquista – ha detto in un’intervista al quotidiano spagnolo MarcaSono quasi allibito da come ha risposto il pubblico in questi giorni. È ciò che mi dà più gioia”.


Una rivincita sorprendente, anche per un pilota che ha danzato con la morte e non si è intimidito. “Sono rimasto sorpreso quest’anno. Ho conosciuto un nuovo Carlos Checa, più maturo e migliore come pilota”.

Il Checa di quest’anno avrebbe probabilmente fatto migliori risultati del suo alter ego in MotoGP, ma la maturità significa anche guardare al passato e presente con obiettività. “Ho quasi 39 anni, e la cosa che mi duole di più è il non aver potuto scoprire prima quello che so adesso. Quando ero più giovane, avevo molta gente che confidava in me e si faceva illusioni sul mio conto – ha affermato – Ora, per la prima volta, mi sento in pace”.


Per Checa, il raggiungimento del traguardo tanto agognato ha anche significato un allargamento di prospettiva. “Le moto non sono tutto nella vita – ha detto – Dopo aver vinto, ti rendi conto di quanto insignificanti siano i tuoi successi. Se mi guardo intorno e osservo la vita e il progresso del genere umano, penso 'che stupido che sono: anche se non avessi vinto nulla, ci sarebbe un intero mondo da scoprire'”.




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