Aoyama: correrò per il Giappone

Hiroshi parla di Motegi: "non ho paura, credo alle informazioni che abbiamo"

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Hiroshi Aoyama è l’unico pilota giapponese a correre in MotoGp, per lui il Gran Premio di Motegi ha una valenza completamente diversa da quella dei suoi colleghi. La sua casa e i suoi affetti sono stati colpiti dal terremoto e il pilota del team Gresini, alla sua seconda stagione nella classe regina,  si è sempre dichiarato favorevole alla trasferta in Giappone.

Dov’eri quando il terremoto ha colpito?

Ero in aeroporto, stavo andando in Qatar per la prima gara della stagione. Ho visto le immagini in TV, ho pensato che fosse una specie di film, non potevo credere che stesse succedendo veramente. Quando ho capito quello che stava accadendo in Giappone ho cercato di chiamare la mia famiglia, ma non si riusciva. Ho preso il volo per il Qatar e appena sceso dall’aereo ho riprovato e ci sono riuscito: stavano bene.

Viviamo a Chiba, a circa 200 chilometri da Fukushima, e c’è anche una raffineria a un paio di chilometri, dove c’è stata un’esplosione a causa del terremoto. C’è stato qualche danno, ma la mia famiglia e i miei amici stavano bene. Ero abbastanza in angoscia e avevo una strana sensazione perché ero alla prima gara della stagione e dovevo concentrarmi. Sentivo che avrei potuto non correre perché non mi sentivo bene. Ma poi ho pensato che avrei dovuto correre per portare qualche buona notizia in Giappone, l’unica cosa che potevo fare. Io non salvo le persone per lavoro, faccio il pilota: è quello che ho pensato e continuato a correre, ma è difficile perché ci sono ancora molte persone che soffrono, che hanno perso la propria casa, la propria famiglia, che portano i segni nel cuore e nella mente”.

Quando eri in Qatar come riuscivi a tenerti informato sulla situazione in Giappone?

Soprattutto attraverso internet, la linea telefonica era spesso interrotta, perché non c’era corrente elettrica, ma internet funzionava e sono riuscito a mettermi in contatto con la mia famiglia e i miei amici e sono riuscito a capire cosa era successo alla mia città”.

Com’è la situazione adesso dove abiti?

“Non ancora a posto. Abbiamo avuto molti danno, per le prime due settimane la mia famiglia non aveva acqua né cibo. Niente benzina, è stata molto dura. Io sono tornato un mese fa e la situazione era tornata alla normalità e sono stato molto felice. Ma se vai nel nord del Giappone è ancora un disastro. Ho visto alcune foto: macchine ancora rovesciate per la strada, case completamente distrutte. Ci sono alcue zone dove lo Tsunami ha portato via tutto, non c’è più niente. Non penso solo a me, molti piloti giapponesi sono una situazione difficile, non è facile riuscire a concentrato sulle gare”.

Quanto tempo ci vorrà prima che il Giappone si riprenda completamente?

Forse un paio d’anni, forse una decina, non lo so, sicuramente ci vorrà molto tempo. Puoi aggiustare le strade, le case, i ponti, ma non il cuore della gente, è questa la parte più difficile. Siamo stati fortunati perché molte nazioni hanno cercato di aiutarci e voglio ringraziare tutta la gente che ci ha sostenuto. Quello che io posso fare adesso è continuare a correre, dare il mio meglio e portare qualche buona notizia per risollevare il morale di chi sta ancora soffrendo. È per questo motivo che voglio andare in Giappone per la gara di MotoGP. L’Arpa ha fatto le sue analisi e ha detto che è tutto a posto, possiamo andare e ne sono molto felice. Capisco che qualcuno sia in dubbio o ci stia ancora pensando, ma apprezzo tutti quelli che verranno”.

Al Mugello c’è stato un incontro tra tutti i piloti della MotoGP, che hanno firmato un documento chiedendo maggiori informazioni.

Sì, io non l’ho firmato perché sapevo che era tutto a posto e potevamo andare. Prima il Governo giapponese, poi quelli italiano, spagnolo e americano, hanno detto la stessa cosa. Significa che è tutto a posto, io mi sono fidato e non ho firmato il documento. È una situazione difficile per gli europei, io sono giapponese, abito lì e voglio andarci, anche se le condizioni sono disastrose. Sono in una situazione diversa, ma cerco di pensare anche agli altri punti di vista. La cosa più importante è che andando renderemo sicuramente felici tutti i tifosi, la gente che abita lì”.

Alcuni piloti non hanno ancora preso una decisione definitive, cosa ne pensi?

É difficile, in questa situazione nessuno può forzare nessuno. Dipende dal tuo punto di vista, se credi alle informazioni che ci sono state date non devi essere spaventato, ma se non ci credi lo sei. Adesso la vita in Giappone sta andando avanti. Io voglio solo dire di crederci e di andare in Giappone per fare la nostra gara”.

Passando alla tua stagione, cosa è cambiato quest’anno?

Ho cambiato squadra, il mio nuovo team ha molta esperienza. Anche la moto è migliorata e guidarla è un po’ più facile. Ad Assen ho potuto guidare nel team ufficiale ed è stata una bella esperienza. Ma sfortunatamente sono caduto e mi sono rotto una vertebra, rendendo difficile guidare. Adesso mi sento un po’ meglio, posso spingere di più e ci sono ancora cinque gare. Penso che con questa moto e questa squadra posso arrivare più vicino alle posizioni di vertice”.

Sei già tornato al 100 per cento?

Non ancora, diciamo che sono all’80%”.

Come ti limita nella guida?

Sono bloccato, non posso muovermi come vorrei. Da Brno in poi mi sento meglio in sella, posso spingere di più. È il mio secondo anno in MotoGP e tutto è un po’ più semplice, posso essere più veloce”.

Il prossimo anno sarai in sella alla Honda mille?

Non so ancora cosa succederà, ma se avrò l’opportunità di provare la mille, accetterò sicuramente. Per adesso penso solo a migliorare le mie prestazioni”.

Quale gara aspetti con più impazienza?

Sicuramente Motegi. Prima di andare in Giappone avremo una altra gara, ad Aragon, per migliorare il mio felling sulla moto. Voglio andare a Motegi con grandi motivazione ed energia”.

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