Non è facile entrare nella testa di un pilota, capire quello che pensa davvero, quelle parole che nasconde quando parla con i giornalisti e che forse cela anche a se stesso. Quei pensieri segreti sono quelli che tutti vorrebbero riuscire a sentire, ciò che dicono il cuore e lo stomaco, senza i filtri del politicamente corretto e delle regole delle comunicazione.
Forse, l’unico che può riuscirci è un altro pilota ed è quello che ha cercato di fare Kevin Schwantz che durante il gran premio di Laguna Seca ha passato un po’ di tempo nel box della Ducati, parlando con Rossi. Lo racconta in un articolo sul sito americano Superbike Planet.
Con Kevin Valentino ha scherzato, pur ammettendo il momento difficile che sta passando: “Penso che, quando mi ha detto ‘Ho due moto. Vuoi guidare l’altra?’ in realtà mi abbia detto ‘Kevin, sembra che tu sia ancora abbastanza in forma. Probabilmente riusciresti a entrare nella mia tuta. Perché non guidi la mia moto? Perché per questo weekend non prendi il mio posto e io me ne vado in spiaggia?’”
Una battuta per sdrammatizzare la situazione, ma che nasconde una frustrazione: quella di non riuscire più a vincere, il male peggiore per chi corre. Secondo Schwantz, Valentino non si è arreso ma “non può essere facile, per uno che ha vinto nove titoli del mondo, qualificarsi penultimo in Germania, o comunque indietro”. Lottare per le posizioni di rincalzo, di metà classifica, spingere al massimo e non riuscire a staccare piloti che fino a poco temo prima erano regolarmente alle sue spalle.
Rossi lo sa, guarda avanti e cerca di stare tranquillo, di scherzare sui suoi guai “di scrollarsi di dosso un po’ di pressione – scrive Kevin - Perché non sono gli altri a mettere pressione a un pilota, è lui che se la carica sulle spalle. Vuole correre e vuole vincere. Vuole vincere ogni weekend”.
Andare alla Ducati è stata una scelta giusta per il texano, alcune difficoltà erano state previste, ma nessuno credeva che la strada fosse così in salita. Nei box il suo gruppo lavora concentrato per lui e il rientro di Jeremy Burgess a Laguna, dopo le assenze al Mugello e al Sachsenring per stare vicino alla moglie malata, ha riportato più sicurezza nel lavoro ai box. La direzione da seguire sembra ora più chiara, dopo i dubbi e gli sbandamenti delle settimane precedenti, quando era stato ipotizzato un ritorno alla “vecchia” GP11. Lo rivelano le parole di Kevin : “Ho detto ‘Pensavo che senza Jerry per un po’ di tempo, avreste messo a posto tutto mentre lui non c’era!’ Jerry è intervenuto ‘No, in realtà hanno fatto peggio. Siamo tornati ad andare meglio adesso che ci sono di nuovo”.
Ducati ha bisogno di una svolta, di un cambiamento che la riporti ai vertici, ma questa volta le piccole dimensioni della casa di Borgo Panigale, in confronto ai colossi giapponesi, potrebbe essere un limite. “Quello che ho capito è che la situazione mi ricorda un po’ i tempi in cui correvo e la Suzuki era una piccola casa costruttrice – conclude Kevin - Quando volevi cambiare qualcosa, o ne avevi bisogno, la gente che lavorava non era abbastanza per riuscire a farlo in un paio di settimane. Questa è una di quelle cose che rende i cambiamenti difficili, perché alla Ducati non hanno abbastanza gente per seguire più di una direzione nello sviluppo. Non possono sviluppare un telaio in carbonio e nello stesso tempo un altro in alluminio. Devono scegliere: uno o l’altro. Non hanno le possibilità di strutture più grandi come l’HRC o la Yamaha, che possono provare due soluzioni diverse, vedere quale va meglio e poi decidere la strada da seguire”.