Gomme: alla corte dei miracoli

Pirelli e Bridgestono: sono loro l'ago della bilancia di SBK e MotoGP

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Non c’entra l’elettronica, coi suoi controlli di trazione, di impennata e le sue mappature, e neppure la meccanica, coi cambi sempre più sofisticati e gli ormai fin troppo abbondanti cavalli. Il componente fondamentale per vincere oggi sembra essere un ben più semplice – all’apparenza – cerchio nero, l’ultimo lembo che mette in contatto la moto con l’asfalto: il pneumatico. Gioia e dolore di ogni pilota, all’esterno sempre simile, ma capace con le sue mescole e carcasse di cambiare in meglio o in peggio il comportamento di ogni moto.

La gomma dello scandalo – Bridgestone per la MotoGP e Pirelli per la Superbike, sono questi i due costruttori che monopolizzano i più importanti campionati delle due ruote. La Casa italiana è fornitore unico per le derivate di serie dal 2004 – ed ha recentemente rinnovato il suo contratto fino al 2015 – la giapponese dal 2009 per i prototipi.

Il monogomma era stato salutato alla sua introduzione come un passo importante verso il livellamento delle prestazioni, calzando tutti i piloti le stesse “scarpe” nessuno sarebbe stato avvantaggiato rispetto agli altri. Oggi è invece sotto accusa per il motivo opposto, la mancanza di più fornitori obbliga le moto ad adattarsi alle gomme e chi ha la fortuna o la bravura di riuscirci acquista un vantaggio che vale più dei cavalli o della raffinata elettronica.

C’era una volta una gomma – Sarebbe questo il motivo della minore competitività dell’Aprilia di Max Biaggi rispetto alla Ducati di Checa in questa stagione in Superbike. La gomma dei miracoli, quella che si adattava a perfezione alla RSV4, è stata ritirata lo scorso anno dalla Pirelli dopo la gara di Brno e le nuove soluzioni portate avvantaggerebbero la bicilindrica di Borgo Panigale, soprattutto per quanto riguarda la durata.

I tempi delle gare della scorsa e dell’attuale stagione, messi a confronto, sembrano dare ragione agli uomini di Noale: Max è riuscito a migliorare le proprie prestazioni sulla distanza solo a Phillip Island e nella seconda manche ad Assen, in tutte le altre occasioni è sempre stato più lento del 2010. Lo stesso discorso non vale per la velocità sul giro secco, nel 2011 Biaggi ha ripetuto e a volte migliorato il suo giro più veloce in gara, anche se non con grandi vantaggi. Le nuove Pirelli, sulla quattro cilindri italiana, offrono le stesse prestazioni velocistiche della scorsa stagione ma decadono prima.

Questo non vale per la Ducati di Carlos Checa, più veloce sulla distanza di gara a Phillip Island, a Brno, in gara 2 ad Assen e in gara 1 a Monza, ma comunque mediamente sempre molto vicino alle prestazioni della scorsa stagione. Per quanto riguarda il giro più veloci in gara, i miglioramenti, quando ci sono, sono dell’ordine di pochi decimi, con l’eccezione della Repubblica Ceca, dove Carlos è riuscito a girare mezzo secondo più veloce rispetto al 2010.

Un matrimonio perfetto – Senza voler nulla togliere al pilota spagnolo e alla sua squadra, le Pirelli 2011 sembrano adattarsi meglio all’erogazione del due cilindri bolognese, rispetto a quella dei quattro cilindri. La messa a punto trovata sulla Ducati consente di mandare più velocemente in temperatura le gomme e di preservarle per tutto l’arco della gara.

Pirelli, da parte sua, sottolinea come l’evoluzione delle coperture sia continua e che il proprio obiettivo è quello di fare pneumatici efficaci per tutti e non solo per una moto.

Valentino RossiLa gomma del vicino è sempre più verde – Se in Superbike c’è chi critica la Casa italiana, in MotoGp qualcun altro farebbe volentieri a cambio con le Bridgestone. Gli pneumatici del costruttore giapponese sembrano essere l’opposto dei Pirelli: garantiscono una durata costante per tutto l’arco della gara, ma entrano in temperatura molto lentamente, con la non trascurabile conseguenza di far andare in terra i piloti senza nessun preavviso. Tanto che Bridgestone è dovuta correre ai ripari, dopo le sempre più pressanti proteste dei piloti, fornendo a partire da Brno un numero maggiore di gomme.

Inoltre, all’opposto della Superbike, Ducati in MotoGP sembra faticare particolarmente ad adattarsi agli pneumatici giapponesi. I guai di Valentino sono risaputi, una scarsa confidenza sull’avantreno che passa anche per una gomma che non ne vuole sapere di entrare in temperatura e fornire adeguate prestazioni.

Con due ruote in più – La strada da seguire sembrerebbe essere quella della Formula 1, dove da quest’anno Pirelli è fornitore unico. Il costruttore italiano ha seguito – fatti i dovuti distinguo – la filosofia Superbike: gomme che entrano subito in temperatura offrendo buone prestazioni per poi degradarsi abbastanza rapidamente, con tutto vantaggio dello spettacolo.

La costanza di rendimento delle Bridgestone è infatti una delle ragioni della mancanza di rimonte e sorpassi in MotoGP. La tenuta degli pneumatici di fatto cristallizza le posizioni e i vantaggi acquisiti nei primi giri, mettendo in secondo piano la sensibilità di quei piloti capaci di guidare a gomme finite e, insieme all’elettronica, non “consentendo” quei piccoli errori di guida che possono cambiare volto a una gara.

L’importanza di una gomma – Gli pneumatici sono un elemento fondamentale per le prestazioni di una moto e soprattutto riescono a portare vantaggi ben più consistenti rispetto alle evoluzioni meccaniche ed elettroniche. Gli sforzi degli ingegneri spesso si traducono in pochi decimi – o meno – mentre la gomma “giusta” può abbassare notevolmente i tempi sul giro e può essere un alleato insostituibile se non “funziona” sulla moto degli avversari.

Forse anche i guai di Valentino passano per il pneumatico sbagliato e non sarebbe la prima volta nella storia del Motomondiale. Era il 1995, quando Luca Cadalora cambiò il volto della sua Yamaha 500 passando da Dunlop a Michelin, correndo addirittura il gran premio del Giappone con una copertura francese all’anteriore e una inglese al posteriore. Ma anche Rossi ne sa qualcosa, abbandonando nel 2007 Michelin proprio a favore di Bridgestone. A volte la storia tende a ripetersi.

Di seguito la tabella con il confronto tra Biaggi e Checa

Tabella

(*) Penalizzato da ride through

(**) La gara è stata interrotta, dopo la ripartenza è stata ridotta a 14 giri

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