Motegi: ora è un braccio di ferro

Documento "segreto" dei piloti MotoGP per non correre il GP


Sta diventando un brutto braccio di ferro, la “questione Motegi”.

Da una parte la Dorna, colpevolmente appoggiata dalla FIM sempre più a rimorchio, dall'altra i piloti. E non parliamo di piloti qualsiasi. Ieri hanno firmato un documento (non si sa se vincolante o meno) tutti i campioni della MotoGP tranne uno: Hiroshi Aoyama. Per ovvie ragioni. Nessuno di loro vuole correre il Gran Premio del Giappone finché avrà la sicurezza assoluta che la centrale di Fukushima non presenta un rischio ambientale. Una sicurezza che allo stato attuale della scienza, nessuno può dare. Nemmeno l'Arpa , la società italiana incaricata dalla Dorna di verificare i livelli di radioattività del suolo, dell'acqua, del cibo.

Il problema, infatti, non è questo, bensì la messa in sicurezza della centrale atomica, visto che la Telco ha più volte ripetuto che i lavori per la costruzione del “sarcofago” non dovrebbero essere finiti prima del 2012.

“Faranno il Gran Premio con Aoyama e con 16 wildcard”, ha scherzato Lorenzo, ma sull'argomento, oggi, i piloti non si esprimono tenendo una segretezza inusuale che ha addirittura convinto alcuni di loro a mentire sull'esistenza o meno del documento firmato da tutti.

Documento peraltro che sta facendo proseliti anche fra i colleghi della Moto2.

In questo bailamme la Dorna non sa come reagire se non con la solita, ottusa, fermezza.

In pratica i boss spagnoli vorrebbero che fossero le case giapponesi a prendersi la responsabilità di non correre a Motegi, ma Honda, Yamaha e Suzuki hanno già fatto sapere che loro faranno ciò che FIM (inesistente) e Dorna decideranno rimandando la palla in campo avversario.

Ma cosa esprime, in fondo, questa situazione, al di là dell'ovvia paura di correre a 120 Km dal luogo di un disastro nucleare?

La risposta è: l'incapacità dell'attuale organizzazione del mondiale di gestire le situazioni, la sua rigidità che sta portando i piloti, soprattutto, a riscoprire il piacere sottile di far sentire la propria voce. Stanchi, probabilmente, di non vedere accolte le loro richieste su argomenti altrettanto importanti come quello delle gomme, schiacciati dalle solite esigenze del business ad ogni costo.

Attenzione, perché nel 1979, a Francorchamps, da argomentazioni assolutamente diverse e legate ad una sicurezza assolutamente più “basic” di quella attuale nacque lo sciopero di Francorchamps e la fine della Federazione Internazionale com'era in quel momento. Ma ora che la FIM in pratica non esiste più come organo responsabile della legalità e della sportività, contro chi se la potranno prendere i magnifici sedici?

Di seguito il comunicato della FIM

Durante le ultime due settimane, la FIM ha continuato a monitorare la situazione in Giappone e dopo avere interpellato alcune organizzazioni internazionali, il Presidente Vito Ippolito ha rilasciato la seguente dichiarazione.

Allo stato attuale delle cose e con gli elementi in nostro possesso, considerate anche le opinioni rassicuranti da parte di vari governi sulle restrizioni per i viaggi, non posso che confermare quello che ho affermato nelle precedenti occasioni. Comunque, la FIM sta aspettando i risultati di uno studio condotto da una agenzia indipendente europea sulle condizioni presenti a Motegi, risultati che saranno comunicati alla fine del mese. Insieme con i nostri partner continueremo a monitorare la situazione da vicino per essere sicuri che la sicurezza di tutte le persone non sia messa a rischio, cosa che è prioritaria per la FIM”.

FIM, oltre alla tappa del Motomondiale, ha in calendario per il 2011 anche una gara del Campionato Mondiale Endurance (Suzuka, 30 e 31 luglio) e una del Mondiale Trial (Motegi, 20 e 21 agosto).

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