Pedrosa e Simoncelli: sfida al Mugello

Ritorna il fantasma di Le Mans. Marco: "Mi vuoi in prigione?" Pedrosa: "Magari"


Mi sembra” afferma Rossi “che la polemica stia assumendo toni un po' troppo aspri”.

Ha ragione.

Forse è stato solo il caso. Fatto sta che oggi pomeriggio, in conferenza stampa, Dani Pedrosa e Marco Simoncelli sedevano uno accanto all'altro. I due (giusto per riepilogare) sono entrati in collisione a Le Mans, nel GP di Francia, in una azione per la quale la maggior parte degli osservatori (ma non tutti) ha ritenuto responsabile Simoncelli. Dani è caduto e si è fracassato una clavicola (ed ha subito tre interventi); Simoncelli è stato punito con un drive trough. I loro rapporti non erano buoni prima, sono diventati pessimi dopo. Dichiarazioni aspre rilasciate dall'entourage dello spagnolo; Marco scortato a Barcellona, in occasione del GP, dalla polizia catalana, dopo aver ricevuto anonime minacce di morte.

A Silverstone, quattro giorni or sono, nuova collisione: Pedrosa è convalescente; questa volta l'incidente coinvolge Simoncelli e Lorenzo. Un altro spagnolo che non è legato a Marco da sentimenti di particolare tenerezza. Come ricorderete, già in Portogallo i due si erano attaccati reciprocamente in conferenza stampa. Jorge lo aveva definito "un pilota pericoloso", e Marco a mo' di risposta lo aveva provocato: "cosa volete fare, arrestarmi?". La risposta l'ha data Puig dopo l'incidente di Le Mans: "io lo arresterei". E Pedrosa oggi interrogato a proposito lo ha riconfermato.

Un mese e mezzo dopo quel GP di Francia, la situazione è ancora tesissima. Non occorre essere esperti in body language, l'arte di leggere il linguaggio del corpo, per capirlo. Simoncelli e Pedrosa non si degnano di una occhiata. Nemmeno per errore. Siedono il più lontani possibile (e non può essere molto, perché lo spazio è poco).  Insomma, si evitano accuratamente, in ogni forma ed in ogni modo. Gelo.

Pochi minuti prima di entrare” afferma Simoncelli “gli sono andato incontro porgendogli la mano. Ha fatto cenno di non volerne sapere”.

In sala stampa le posizioni si sono poi irrigidite anche maggiormente. Pedrosa ha ripreso vecchie frasi e battute di Marco, condendole di rabbia e furore. Simoncelli ha reagito, riferendosi ad opinioni espresse dal manager dello spagnolo, e liquidandole come affermazioni dubbie già a caldo, figurarsi a freddo. Tra i due è terra bruciata. Corre, tra loro, un sentimento che, se non risolto (anche solo in modo formale), non porterà a niente di buono.

Non ha affatto torto Valentino, quando afferma: “Capisco Dani, ma i toni sono troppo aspri”.

Non aveva torto Kenny Roberts senior quando, nelle ore immediatamente seguenti l'incidente, affermava: “Un tempo, quando sorgevano problemi, i piloti si affrontavano di petto, e si parlavano”.

Non ha torto (comunque la si pensi sull'incidente, sulle parole e sugli atteggiamenti di entrambe le parti) Simoncelli, affermando (lo ha fatto subito dopo la conferenza stampa, visibilmente nervoso): “Quando due persone hanno un problema, prima si parlano. Poi, magari, si mandano a quel paese. Ma prima, si parlano”.

In questo caso una parola, qualunque parola, sarebbe magica.

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