Rossi: "Io userei il motore nuovo"

Valentino vorrebbe l'ultimo nato anche in caso di pioggia


Ad un anno di distanza dalla frattura che gli ha azzoppato la gamba destra (5 giugno 2011) e su un circuito che gli piace come pochi altri, Rossi insegue il sogno  di tornare ad essere Valentino. In effetti, lui lo è ormai quasi. E la Ducati sta cercando di recuperare il passo. Per prudenza, gioca palla bassa: “Obiettivo, è un'altra bella gara. E migliorare ancora un po'”. A complicare le operazioni della Casa di Borgo Panigale e del suo uomo di punta, l'obbligo di portare contemporaneamente avanti tanto le operazioni 2011 che quelle 2012. Se non sono parole di circostanza, la 1000cc provata al Mugello (“bello: asfalto rifatto, avvallamenti cancellati”) piace forse più della 800 oggi in uso. Forse perché il futuro è sempre improntato all'ottimismo, ed il presente (per forza) al realismo. “Il motore da 1000cc è migliore da guidare. Il posteriore della moto è maggiormente stabile. Il davanti è invece più o meno simile”. E questa, a onor del vero, non è una gran notizia, visto che il marchigiano ha spesso puntato l'indice sul sottosterzo della moto che ha in uso oggi.

La Ducati ha portato qui a Barcellona quel famoso, nuovo motore, più dolce, che però non sa se utilizzare o meno. Farlo subito, significherebbe mandare in pensione  anzitempo quello già punzonato, e quindi caricare di maggior chilometraggio (i propulsori sono contingentati) quelli che rimangono da qui a fine campionato. “Dipenderà da quanto utilizzeremo quello in uso tra prove e e qualifiche”. Se fosse per lui, l'uomo Ducati userebbe il gingillo nuovo anche in caso di pioggia: “Stiamo prendendo in considerazione l'ipotesi; io propendo per il sì”.

Nemmeno Valentino, che pure ha molto altro da raccontare, sfugge ad una valutazione sull'argomento del giorno (da molti giorni): Simoncelli, le minacce, Pedrosa. E rivede l'incidente da un punto di vista generale e davvero interessante.

Non so se le 800cc in uso oggi costringono ad una maggiore aggressività, ma una cosa è certa: si frena così tardi, così a ridosso della curva, e lo spazio tra l'attaccarsi ai freni ed il piegarsi è così limitato che i sorpassi sono sempre più difficili”. Continua: “un tempo, in ogni circuito c'erano quattro-cinque punti in cui sorpassare. Oggi sono ridotti a due. Anche uno, alle volte”. Meno occasioni, maggior rischio. E minor voglia di molare la presa, se solo si presenta la occasione.

Nereo Balanzin

 

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