Stefano Tacconi vista l’altezza difficilmente avrebbe potuto fare carriera nel motociclismo dove i “fantini” hanno vita ben più facile, ma un ruolo a sua misura è comunque riuscito a cucirselo addosso nel mondiale Superbike. Appesi i guanti al chiodo l’ex portiere della Juventus, di cui è stato uomo simbolo per tutti gli anni ’80 e con cui ha messo in bacheca tra gli altri due Scudetti e una Coppa dei Campioni, ora veste i panni di motivatore nel team Supersonic di Maxime Berger.
“Più che motivare Maxime, sono io che mi sto gasando come un matto! – scherza – In verità di motivazioni lui non ha alcun bisogno, diciamo che sono un team coach. Cerco di creare un gruppo coeso e motivato in cui il pilota si senta a suo agio e riesca a rendere al massimo”.
Com’è stato per un calciatore il battesimo della pista?
“Prima di Assen non avevo mai assistito a una gara di Superbike, ero stato solo una volta a vedere la Formula 1 e un’altra il motomondiale. Devo confessare che devo ancora prendere familiarità con le regole, ma è un mondo che mi affascina molto e seguirò l’intero campionato”.
Quali consigli darai a Berger?
“È un ragazzo molto giovane, potrebbe essere mio figlio e come padre gli direi di andare piano, ma come team coach di spingere al massimo. In fondo i piloti sono come i portieri: siamo entrambi pazzi”.
Un altro punto in comune fra i due mondi?
“Sicuramente la concentrazione necessaria per rendere al meglio. Anche se sono due mondi molto lontani, il sangue freddo per pilotare un bolide a oltre i 300 chilometri orari è molto simile a quello necessario a parare un rigore negli ultimi minuti di una partita decisiva”.
Visto quanti ne ha parati nella sua carriera, siamo sicuri: Berger è in ottime mani!